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Nel palazzo dell'ambasciata, nella strada dell'Universit

Così preso l'aire, il buon Michele ci andò proprio di punta, raccontando ogni cosa per filo e per segno a lei che stava ansiosa ad udirlo; come per quella sera medesima tutti i volenterosi avessero giurato di menar le mani, per metter Genova a tumulto, e così riuscir d'aiuto efficace a Livorno, a Napoli e ad altre regioni della penisola, le quali avevano da sollevarsi tutte, per farne una sola e libera famiglia; come una parte dei congiurati dovessero muovere all'assalto dei forti, altri impadronirsi del palazzo Ducale, costringendo le poche soldatesche del presidio ad uscir fuori le mura della citt

Egli aveva fatto chiudere in una camera sotterranea del suo palazzo un servo, figlio di uno dei suoi fittaiuoli, perchè esso gli aveva data una mala risposta, e in quella camera umida e buia lo aveva fatto rimanere quattro , senz'altro cibo che pane e acqua.

Finalmente donna Maria esclamò: La carrozza torna.... udite! . E Camilla si alzò parimenti. Entra in palazzo, disse donna Maria. Di qui non si può vedere: vi sar

Il Pietrasanta e il Giuliani volsero gli occhi al Mattei. Questi assentì con un cenno del capo, ed anzi fu pronto, insieme coll'altro medico ad aiutarli, per trasportare il morente oltre l'angolo del palazzo. Tanto e tanto, di l

Quei sciagurati a sperdere Basta il mio brando solo.... Corro.... mi slancio.... volo.... Nulla arrestar mi può.... Ed ogni indugio a togliere, Onde accorciar la via, La cabaletta mia Due volte canterò. Sotterraneo nel palazzo di Baritono. Primadonna sola. L'ora è suonata alfin.... Qual fragor d'armi!... È desso.... è desso! schiudonsi le porte.... Tenore Baritono colla spada sguainata.

Venti, trenta, quarantamila fucili son distribuiti fra i cittadini. Il palazzo del governo è nelle nostre mani. Il podest

I Carolingi s'erano innalzati, il dicemmo, come capi del palazzo, maggiordomi, pfalz-graf di que' re franchi oziosi che avean divise le conquiste di Clodoveo in vari regni, e lasciato dividere ogni regno da parecchi grandi duchi.

Raggiunto il piazzale del paese, mosse verso il palazzo Brancato, e battuti tre colpi alla porta stette sospeso ad aspettare.

Siamo alle prime ore del mattino del 16 Aprile 1798, e attaccata alla solita colonna del Palazzo del Comune ed alle abitazioni dei Ministri del Consiglio e del Governo, si legge: O v’aggiustati, tiranni, la testa, O di li Morti faremu la festa. E chi vuliti impuviriri a tutti? Chi oru?! Chi argentu?! un.... e qui una mala parola¹⁸⁰.