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Aggiornato: 20 giugno 2025
Il dischetto bilancia bene il peso del tubetto! Facciamo largo intorno a Raby che con forza slancia in alto il colombo. Viva Pagioliiiin! Addio Pagioliiiin! Ma Pagiolin non s'innalza molto. D
Gioia! gioia! gioia!!! Mi vedono, sento che mi vedono! Ora mi seguiranno. Io so il varco. Di quì, di quì, venite!». Pagiolin si precipita contento di sentire dietro di sè la grande aquila ferita col suo cuore in fiamme: «Viene, viene dietro di me! Ecco il varco, giù giù! Con me, a capofitto!» Fuori dalle tenaglie del vento e dal nebbione! Fumo grigio-perla, azzurro, azzurro, azzurro.
Un'altra corrente pure gelata taglia purtroppo la strada a Pagiolin. Ma, furbo, sente che è meno alta della prima e su, su, Pagiolin la scavalca con disinvoltura per ripiombare due minuti dopo nella quiete solenne dell'atmosfera. In realt
Nell'entusiasmo Pagiolin raddoppiò il battito gi
Accidenti! grida Pagiolin, il Sole si è spento! Lo prevedevo. A furia di coprirmelo con tutta questa nebbiaccia l'hanno soffocato! Nebbiaccia infame!... Macchè nebbia! Sono in un nuvolone di pioggia! Pagiolin scivola giù dieci metri poi risale nel grigio e nel nero. Accelera i colpi d'ala.
Sembra a Pagiolin la colombaia incendiata che aveva abbandonata un anno prima a Udine, quando c'era tanta confusione di Comandi, e non c'era mezzo di fare un volo utile. Ora tutto procede bene. Una folata di odori fedeli affettuosi lo investe. Il suo odore, l'odore di Vluuruuum!
Accorrono i soldati con applausi, saluti consigli... Pagiolin leva il becco al cielo. Dieci secondi gli sono bastati a fiutare le correnti aeree. Con uno slancio improvviso si proietta in alto obliquamente. Sale, sale, sale, piccolissimo arruffio bianco, fiocco di neve nell'azzurro. Ora si libra a picco sul torrente Fella. Punta su Amaro, scompare.
Ma Pagiolin accelerando i suoi colpi d'ala si tuffa nell'ultimo globo d'argento filigranato del cirro. Non finisce mai, per Dio!... Gioia! Gioia! Finalmente può patinare col petto sull'azzurro levigato, invitante. Più nulla intorno. Può respirare e godere. Pagiolin punta il suo volo contro il Sole, favoloso colombo di fuoco, dal becco aperto nell'arruffio splendido delle sue smisurate penne d'oro.
Ma Pagiolin era veramente degno della nostra scelta. Coricato nella mano aperta di Raby, bianco, snello, vivacissimo, ringraziava coi dolci occhietti umani cerchiati di rosa e offriva con languore femminile quasi impudico le zampette rossicce semivestite di soffici calzoncini di piume.
Pagiolin è troppo ebbro. S'irrita, smania di non poter riprendere la sua calma precisa di volatore lampo. Mi hanno chiamato colombo-lampo! Sei un treno lampo, diceva la moglie del colonnello. Presto li rivedrò, i treni, e li sorpasserò!.
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