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Aggiornato: 29 giugno 2025
Per tai difetti, non per altro rio, semo perduti, e sol di tanto offesi che sanza speme vivemo in disio». Gran duol mi prese al cor quando lo ’ntesi, però che gente di molto valore conobbi che ’n quel limbo eran sospesi.
turgide fansi, e poi si rinovella di suo color ciascuna, pria che 'l sole giunga li suoi corsier sotto altra stella; men che di rose e piu` che di viole colore aprendo, s'innovo` la pianta, che prima avea le ramora si` sole. Io non lo 'ntesi, ne' qui non si canta l'inno che quella gente allor cantaro, ne' la nota soffersi tutta quanta.
la qual molte fiate l'omo ingombra si` che d'onrata impresa lo rivolve, come falso veder bestia quand'ombra. Da questa tema accio` che tu ti solve, dirotti perch'io venni e quel ch'io 'ntesi nel primo punto che di te mi dolve. Io era tra color che son sospesi, e donna mi chiamo` beata e bella, tal che di comandare io la richiesi.
A questa voce vid’ io più fiammelle di grado in grado scendere e girarsi, e ogne giro le facea più belle. Dintorno a questa vennero e fermarsi, e fero un grido di sì alto suono, che non potrebbe qui assomigliarsi; né io lo ’ntesi, sì mi vinse il tuono. Paradiso · Canto XXII Oppresso di stupore, a la mia guida mi volsi, come parvol che ricorre sempre col
poi, liquefatta, in sé stessa trapela, pur che la terra che perde ombra spiri, sì che par foco fonder la candela; così fui sanza lagrime e sospiri anzi ’l cantar di quei che notan sempre dietro a le note de li etterni giri; ma poi che ’ntesi ne le dolci tempre lor compatire a me, par che se detto avesser: ‘Donna, perché sì lo stempre?’,
turgide fansi, e poi si rinovella di suo color ciascuna, pria che ’l sole giunga li suoi corsier sotto altra stella; men che di rose e più che di vïole colore aprendo, s’innovò la pianta, che prima avea le ramora sì sole. Io non lo ’ntesi, né qui non si canta l’inno che quella gente allor cantaro, né la nota soffersi tutta quanta.
Per tai difetti, non per altro rio, semo perduti, e sol di tanto offesi che sanza speme vivemo in disio». Gran duol mi prese al cor quando lo ’ntesi, però che gente di molto valore conobbi che ’n quel limbo eran sospesi.
Fuor de la fiamma stava in su la riva, e cantava 'Beati mundo corde!. in voce assai piu` che la nostra viva. Poscia <<Piu` non si va, se pria non morde, anime sante, il foco: intrate in esso, e al cantar di la` non siate sorde>>, ci disse come noi li fummo presso; per ch'io divenni tal, quando lo 'ntesi, qual e` colui che ne la fossa e` messo.
turgide fansi, e poi si rinovella di suo color ciascuna, pria che 'l sole giunga li suoi corsier sotto altra stella; men che di rose e piu` che di viole colore aprendo, s'innovo` la pianta, che prima avea le ramora si` sole. Io non lo 'ntesi, ne' qui non si canta l'inno che quella gente allor cantaro, ne' la nota soffersi tutta quanta.
Fuor de la fiamma stava in su la riva, e cantava 'Beati mundo corde!. in voce assai piu` che la nostra viva. Poscia <<Piu` non si va, se pria non morde, anime sante, il foco: intrate in esso, e al cantar di la` non siate sorde>>, ci disse come noi li fummo presso; per ch'io divenni tal, quando lo 'ntesi, qual e` colui che ne la fossa e` messo.
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