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Aggiornato: 15 giugno 2025


Allora il povero vecchio, trattenendo le lacrime, camminando in punta di piedi, a tentoni, andò a buttarsi e a piangere nella poltrona più lontana. Il Casalbara, appena arrivato a Milano, dovette mettersi a letto. La scena colla moglie e il ritorno da Nizza fatto a precipizio, con un tempaccio del diavolo, lo avevano ridotto in uno stato compassionevole.

La cresta dell'Argentera è di molto la più alta e la più maestosa delle Alpi Marittime; vista dall'Osservatorio di Nizza, dalla Valle del Varo e dalle cime ligustiche, essa appare gi

Il dottore di Nubo aveva sopperito a ciò, e non senza successo. Ma, se mestieri è di confessarlo, la lettera del principe da Nizza aveva avuto la met

Ebbene ma non telegrafategli Andate a trovare Garibaldi e ditegli: «Pare il destino domandi da noi due il più grande sacrificio che uomo possa fare. E se a lui rode il cuore per la sua Nizza deve immaginare il dolore mio per la Savoia, culla della mia famiglia! Ma per fare l'Italia noi due dobbiamo fare questo grande sacrificio.

E chi lo avrebbe detto? la più tormentosa nemica della duchessa di Casalbara della sfolgorante duchessa che maravigliava perfino il mondo cosmopolita di Mentone e di Nizza colla propria avvenenza, colla propria eleganza, quella cui essa pensava con maggiore accanimento, era la piccola gobba, la misera cenciosa, era la moglie di Pietro Laner!

La duchessa Eleonora non lo abbandonava un momento: quando usciva da quella camera buia e afosa, rimaneva nella prima stanza o nel salotto vicino. Era gelosa di tutti gli altri: la giovane sposa innamorata, di Nizza, non si smentiva in quel momento: era attaccata a quelle ultime ore della cara esistenza, con ansia cupida, golosa.

L'altro continuò a scrollare il capo, e la guardò più attentamente. Sa, nevvero, di certi impegni urgenti.... per provvedere ai quali siamo tornati apposta da Nizza? No.... niente, signora duchessa, -rispose il Galli, maravigliato. Nora si alzò in piedi, scattando, e il Galli lentamente, sempre guardandola maravigliato, si alzò in piedi egli pure.

Era qualche mese che io non lo vedevo, quando, incontrandolo a Nizza, mi accorsi della sua insolita malinconia. Non gliene chiesi il motivo, sapendo ciò affatto inutile, essendo egli uno di quelli che parlano solo quando vogliono parlare. Ma non potevo a meno di pensarvi sovente e mi torturava il cervello per giungere a scoprire qualcosa.

Noi che sappiamo le cose di una sorgente più autentica, noi diciamo che il conte Alessandro era tornato a Pietroburgo ed il principe Pietro erasi recato a Nizza. Ma i giornali di Parigi, che san tutto ed un poco di più, e che sono sempre ben ragguagliati, raccontarono la storia in un altro modo.

Riordinata la legione, alla quale i Nizzardi avevano recato un primo rinforzo, il 28 giugno di mattina salpa con circa duecento volontari ben armati ed equipaggiati, ed arriva a Genova nel pomeriggio del 29, accolto dai Genovesi coll'entusiasmo di popolo con cui era stato acclamato a Nizza, e ricevuto dalle autorit

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