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Aggiornato: 27 giugno 2025
Il signor Nicola aperse la finestra che guardava sul cortile, e chiamò: Martino? Eccolo.... rispose il domestico avvicinandosi. Che cosa fai? Ho aperto il cancello. E non hai veduto che non ci sono vetture? Ho veduto. Ebbene, ora che fai? Aspetto la vettura....
Il signor Nicola alzò i pugni stretti, ed aveva un volto da far paura. L'Agata, che entrava in quel momento, dando un colpo d'occhio a suo padre, gli fece mutare l'espressione della collera in uno sberleffo. Uscì precipitoso dando uno spintone violento alla porta. Martino era svignato.
Questi e altri discorsi consimili il vecchio Nicola li teneva soprattutto nelle sere d'inverno, durante la siesta, quando seduto sul focolare sopra un seggiolone impagliato egli protendeva le gambe stecchite sulle ceneri calde, e fumava la sua pipa di gesso o centellava un bicchiere di vino generoso. Il resto della servitù stava ad ascoltarlo ad orecchie tese, e le cameriere, ghiotte di pettegolezzi scandalosi, lo tempestavano di domande. Ed egli, sempre vantandosi d'esser stato un modello di discrezione in gioventù, spifferava una quantit
La casa, continuò il signor Nicola dopo una breve pausa, la casa ha bisogno di qualche ristauro, ma l'annata è stata buona, ed io ho fatto dei risparmi che il vostro buon zio mi ha autorizzato di spendere per mettere in assetto conveniente la vostra dimora.
Tobia dava in uno scroscio di risa sgangherate. È un brutto scherzo, soggiunse il signor Nicola, ma non è un assassinio. Ma io sono ferito.... disse il medico con voce lamentevole.... Dal semplice stoppaccio.... rispose il signor Nicola.... perchè le pistole non erano caricate che a polvere....
Una domenica, d'accordo con un amico, Nicola va sul ponte di Carignano e, dopo avere tracciato, sui muriccioli, una quantit
Aiutanti comandanti: LECHI Angelo CAVEDONI Bartolomeo MONTEBRUNO Andrea MAZZUCCHELLI Giovanni RIVAIRA Luigi CASELLA Giovanni Battista. Marina Reale. Commissario generale: MAILLOT Stefano. Capitani di vascello: PASQUALIGO Nicola MILIUS Pier Bernardo.
Dal bel principio di questo racconto si è fatto cenno di un Arturo Ceretti, figlio del padrone di casa del signor Lorenzo Salvani, notando che il giovinotto, salvo il nome attillato e profumato di Arturo, era tutto suo padre, il vecchio Nicola Ceretti di Molassana, antico muratore e capomastro arricchito.
Erano parecchi anni che i due fratelli non si erano visti, benchè si scrivessero ogni settimana, l'uno per raccontare le sue imprese alla corte di Nicola, l'altro per minutare la storia della sua anima. Io dico la storia della sua anima, imperciocchè il principe Pietro non partecipò mai nè a sua madre, nè a suo fratello, l'istoria dei suoi matrimoni naufragati, nè la storia di Maud.
Nicola si ferma a un certo punto dal quale non si vedeva più il suo compagno, grazie alla linea spezzata del ponte e comincia ad alzare la fettuccia rossa, abbassarla, tirarla, allentarla, facendo col gesso delle croci e dei numeri sulle selci e sul muro. Tosto, si forma intorno a lui una straordinaria agglomerazione di curiosi. Che faranno? E chi ci capisce?
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