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Aggiornato: 13 giugno 2025


53 Or la cagion che conferir con voi mi fa i miei casi, e ch'io li dico a quanti signori e cavallier vengono a noi, è solo acciò, parlandone con tanti, m'insegni alcun d'assicurar che, poi ch'a quel crudel mi sia condotta avanti, non abbia a ritener Bireno ancora, voglia, morta me, ch'esso poi mora.

Giá data è la sentenza ch'egli mora, con quel timo condita e quel serpillo, ch'essendo uscito di nobil casato, fosse per somma grazia dicollato.

Dicevano gli Unni Con rabida voce: «Per quale incantesmo »Ci vinse la CroceEd Attila urlava: «Fuggiamo il SignorAh! dolce siami ricordarmi ancora Processïoni d'altri cuori amanti, Volte a far ch'uom santamente mora; Allorquando a' fratelli doloranti Sovra il letto di morte vien portato Quel Dio che si commove a' nostri pianti.

13 Da quattro canti era tagliato, e tale che parea dritto a fil de la sinopia. Da nessun lato sentier scale v'eran, che di salir facesser copia: e ben appar che d'animal ch'abbia ale sia quella stanza nido e tana propia. Quivi la donna esser conosce l'ora di tor l'annello, e far che Brunel mora.

Vago di gloria e di virtù, sprezzai Riposo ed or ne la magion paterna, E tra queste armi di cangiar bramai Caduca vita a bella fama eterna; Or ch'io mi mora, e ch'io mi campi omai Sia cura del gran Dio ch'altrui governa: Tu, ben ti prego, ad Ottoman fa fede, Ch'io non morii dando la fuga al piede.

l’ossa del corpo mio sarieno ancora in co del ponte presso a Benevento, sotto la guardia de la grave mora. Or le bagna la pioggia e move il vento di fuor dal regno, quasi lungo ’l Verde, dov’ e’ le trasmutò a lume spento. Per lor maladizion non si perde, che non possa tornar, l’etterno amore, mentre che la speranza ha fior del verde.

L'ossa del corpo mio sarieno ancora In co' del ponte, presso a Benevento, Sotto la guardia della grave mora: Or le bagna la pioggia, e muove 'l vento Di fuor dal regno, quasi lungo 'l Verde, Ove le trasmutò a lume spento. Purg., c. 3.

Quando 'l tempo, madonna, a noi parco, dramma di concedami talora di vosco ragionar, i' grido allora: Dolci fiamme d'amore, dolce l'arco! Ma quando invidia le piú fiate il varco mi serra ai lumi, ove convien ch'io mora, vo richiamando mille volte l'ora: non è amarezza a l'amoroso incarco!

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