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Aggiornato: 9 luglio 2025
E così, signora Momina, come vanno le faccende? chiese il Collini alla femmina, quando ella tornò in sala a fargli compagnia.
Gli amici lo chiamavano il Bello, e tale pareva alla signora Momina; la quale si reputò la più avventurata femmina del quartiere, quando si fu avveduta che quel giovinotto era tutt'occhi per lei, e che alla notte andava a farle la serenata col suo malinconico strumento a manticino.
Fin da quando ella era a' servigi del signor Omobono, vecchio calzettaio, il quale appunto da quattro anni aveva tirate le calze, la signora Momina, che allora aveva titolo di donna di casa, ed ufficio di serva padrona, aveva adocchiato un giovanotto dalla zazzera bionda e dalla faccia rosea come le mele carle, il quale passava tutti i giorni sotto le sue finestre.
La cascaggine delle membra, gli occhi rossi, cerchiati di giallo e male avvezzi ancora alla luce, dicevano chiaro che il Garasso aveva passata la notte fuori di casa, con grande rammarico della signora Momina.
Questo bel mobile era il marito della signora Momina, dottoressa in cartomanzia. Adesso vedremo che cosa andasse a fare in casa loro quel signore dai capelli rossigni, il quale, mentre noi eravamo intenti a dipingervi quella coppia felice, saliva le scale e bussava all'uscio del secondo piano.
Certo, signor Magnifico, ed io sarò sempre disposta a dirle ogni cosa. Ma ecco mio marito. «Mio marito!» Per dire queste due parole, la signora Momina compose le labbra ad un sorrisetto vanitoso che pareva dicesse: guardate che bell'omino gli è mai!
È innamorato fradicio di questa donna, e tutto il danaro che egli ruba agli altri, passa per le mani della Violetta, come pel buco dell'acquaio! E la signora Momina non ne sa nulla?
Parola Del Giorno
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