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Aggiornato: 10 maggio 2025
Il legislatore, nell'articolo oggi invocata non ha inteso di sancire disposizioni penali per la difesa dell'innocenza dei giovanetti, dei minorenni, come è stato detto anche dalla pubblica accusa, per una ragione molto semplice: perchè tra pudore e innocenza c'è una antinomia assoluta. Si tratta di due criterî che sono soltanto in rapporto di antitesi.
Qualche cosa di nuovo frattanto si ora cominciata: separate le donne dagli uomini, i giovanetti dagli adulti; le male femine, condotte alla Vicaria, non vi si fermavano che per esser mandate al loro carcere della Vetriera; i minorenni delinquenti allontanati dagli uomini induriti nel vizio e nei delitti, ed isolati nella Quinta Casa, al Molo (29 maggio 1787). Prima marcivano nell’ozio, fomite a mal fare; ora, col nuovo istituto, rigenerati pel lavoro, attendavano, i maschi a fabbricare ceste e funicelle, le fanciulle a filare. Avean sofferto il digiuno, la sete, il freddo: ed ebbero pane, minestra, cacio, verdure, vino, letto, vesti, quanto insomma potesse bastare alla vita; ma ebbero pure qualche cosa che non avrebbero voluto avere: carcerieri, ed un firraloru, che a sferzate li metteva a dovere³⁰⁶. I delinquenti del Molo perciò potevano dirsi felici a paragone di quelli della Vicaria. Qui i detenuti per reati civili vivevano confusi coi criminali, i debitori coi ladri, i falsari coi violenti. Fosse, dammusi, «segrete», eran sottoterra, buie, grondanti umidit
Con 600 grammi di pane cento volte inferiore a quello del soldato, e 150 grammi di pasta sempre scellerata, un condannato si sente i crampi nello stomaco più di una volta in 24 ore. In tutte le camerate si ripete la stessa storia: «Ho fame, si ha fame, abbiamo fame.» I trentacinque minorenni della nona camerata, quasi in faccia alla nostra, ci impietosivano.
i vecchi e gli inabili al lavoro, lasciati dalla mancanza di protezione sociale alla mercè della beneficenza pubblica o privata; i minorenni, che la dura sorte priva della normale protezione della famiglia.
Non vi si facevan fare gli esercizi militari? Sì, tre volte la settimana. «I miei compagni erano tutti minorenni e tutt'altro che simpatici. «Mi consideravano, per le mie idee, un ladro. Dicevano che volevo la roba degli altri. Erano sboccaccioni che mi facevano schifo. Sono esseri degradati, depravati, rotti a tutti i vizi.
Ho ventidue anni; disse arditamente l'arcangelo. Sia pure, ma non è molto. E poi, Ella non ha neanche l'ombra dei baffi. Scusi, che gliene importa a lei? Il priore sorrise, a quella involontaria scappata del biondino. A me, nulla; rispose. Ma non vorrei aver l'aria di accalappiar minorenni. Son solo; non ho che mio zio; ribattè il giovine. E mio zio, qui presente, si fa frate con me.
«Il grido che si muore di fame è nell'aria. Tutte le camerate ci fanno chiedere dei bocconi di pane. Noi, che soffriamo un po' tutti di inedia, mandiamo gli avanzi delle nostre pagnotte ai 35 minorenni della camerata quasi in faccia alla nostra. Tra loro sono pochissimi quelli che possono spendere per il sopravitto. Devono essere tutti poveri o figli di poveri.
Il grido dei minorenni mi sospenderebbe il boccone in gola. «Stanotte sono stato svegliato da un grido acuto di qualcuno che stava male nella camerata al dorso della nostra. Non ci ha lasciato più dormire. Aveva il rantolo bronchiale ed emetteva gemiti che si ripetevano anche dopo che la guardia gli vociava dalla spia: «Fate silenzio, che domani andrete dal medico!
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