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Aggiornato: 25 giugno 2025
C'è un capitano di stato maggiore, per esempio, il cavaliere Arditi, che le fa una corte spietata: orbene, il buon Michele n'è geloso come un Otello.... bianco; suda veleno ma protesta invano. Cattivo! cattivo che sei!.... Non capisci mo'che sopporto la corte degli altri per nascondere la tua?
Uno per tutti e tutti per uno, a questo mondo. Alla salute del signor Lorenzo e della signorina Maria! E così dicendo il Bello versò da bere per Michele e per sè. Sono brindisi ai quali non mi vedrete mancar mai; gridò Michele; ma prima che io beva quest'altro, che sar
Michele Schiavo, giudice per modo di provvisione della R. Monarchia, nel 1763 lasciava una memoria: Per la Deputazione del Regno affin di limitarsi le doti, e le enormi spese che si verificano nei monacati delle figliuole. Ms. Qq D 146. n. 8, della Bibl. Comunale di Palermo.
La contessa Lavinia, in fondo, era una buona donna.... Oh Dio, non moriva d'amore per Michele, questo no, ma gli voleva bene e le rincresceva di vederlo così imbronciato.
E per tale eccessiva modestia, per tale repugnanza di farsi avanti e di dar gomitate a questo e a quello, Michele La Spina è noto a pochi, e non ha potuto afferrar l'occasione di mostrare al gran pubblico quel che egli vale e quel che può.
Il Duca di Terranova, in condizioni normali, teneva non meno di otto avvocati e quattro patrocinatori, retribuiti con annuali salarî fissi di diciott’onze i primi, di dodici i secondi; ed erano tra gli avvocati i più valorosi d’allora: Costantino M.a Costantini, in letteratura conosciuto per un buon poema didascalico sopra Il Colombajo, Antonio Vaginelli, Michele Perramuto, Agostino Cardino, Antonio di Napoli²⁹¹.
Nel cassettone, nel cassettone! disse Michele. E sta bene dov'è. Il signor Lorenzo venera la memoria di suo padre, e non sar
La chiave girò adagino, adagino nella toppa e, apertosi l'uscio, comparve la giovinetta che teneva un dito sulle labbra, per fargli cenno che non parlasse troppo forte. Siete voi, Michele? bisbigliò la fanciulla. Oh, signorina! rispose egli, arrossendo. Zitto, zitto, per carit
Ci ho ancora un monte di roba, e il pranzo da ammannire. Così dicendo, la signora Marianna si mosse alla volta della cucina. Era ciò che voleva Michele.
Palmiero Abbate nel 1272 fu castellano del castel di Favignana per Carlo I, come si vede in un diploma pubblicato dall'er. Michele Schiavo, Memorie per la istoria letteraria di Sicilia, tom. I, par. 3, pag. 49 e seg. Tutti gli scrittori Trapanesi voglion Palmiero lor concittadino, i Palermitani lo contendon loro; gli uni e gli altri senza provarlo abbastanza.
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