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Aggiornato: 17 maggio 2025


Il problema: Metilde o Maria? era dunque sciolto a tutto vantaggio della prima, e oramai non mancava altro che di cavarne le conseguenze, e di finire la commedia come quelle del Goldoni, con un bel matrimonio.

Metilde e Maria si sorridevano come due amiche, ma poi voltata la testa, si rivolgevano certe occhiate clandestine colla coda dell’occhio, che tradivano una reciproca diffidenza, ed una ripulsione istintiva.

Metilde teneva informata esattamente la famiglia, sulla salute dei suoi ammalati che andavano migliorando. La febbre e le sofferenze di Silvio erano assai più miti, egli domandava continuamente della sua famiglia lontana. Chiamava suo padre, la nonna, Maria, e li pregava di scrivere.

Metilde lesse attentamente la lettera di suo padre, la trovò ragionevole e generosa; la passò a suo marito che la scorse in silenzio, ma colle mani tremanti dalla collera che lo strozzava, non ebbe la forza che di pronunziare poche parole, e interrotte:

Ma il più bel fiore era Metilde, quella bella bionda, leggiadra, snella ed eterea come un angelo dipinto da Morelli. Con quei capelli d’oro e quegli occhi turchini, quella vita di vespa, quell’incesso leggiero di silfide!... quando muoveva agilmente sul pianoforte le dita affusolate, Silvio restava estatico a contemplarla, quando in un giro di valzer essa scopriva gli stivalini arcuati che calzavano i suoi piedini eleganti, egli si tirava indietro per paura di toccarla, tanto gli pareva una divinit

Silvio mostrava desiderio di aver la sua parte, ma essa lo persuadeva che per lui non erano opportune, e gli faceva bere di preferenza qualche bicchierino di vino vecchio. Metilde osservava tutto in silenzio, lavorando all’uncinetto.

Il medico sorrise alquanto, e le rispose, con grande meraviglia di Metilde.

Metilde lo guardò con sorpresa, non insistette; era perfettamente convinta che suo marito avrebbe sempre approvati tutti gli errori della cugina, diventando anche impertinente; quella indulgenza non aveva limiti, e lo rendeva cieco.

Allora Metilde si fece coraggio, e confessò:

Argo seguiva fedelmente la sua amica, e per starle più presso si fregava agli abiti di Metilde, che pareva poco contenta della compagnia di quel cane. Giunti al vigneto si ridestò l’attenzione di tutti, e approfittando del cortese invito del padrone di casa, ciascuno si mise a beccare i bei grappoli d’uva bianca e purpurea che brillavano al sole. Così fu fatto anche davanti al frutteto, ma la signora Emilia non volle che sua figlia mangiasse altre frutta, pap

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