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Aggiornato: 27 giugno 2025
«L'ho meritato,» diss'egli, «ma non da Montoni. Io meritava d'esser punito da voi, e ne ricevo invece piet
Guai a compiangerla o a dirle che non meritava la sua sorte e che suo marito era un disgraziato: anche quando pareva spenta, ripigliava fuoco come un fiammifero a protestare che il suo Sulpicio se l'era voluto lei e se l'avrebbe tenuto, che quello che era il suo Sulpicio lo sapeva lei sola e non doveva saperlo altri, e nessuno venisse ad insegnarle a leggere nel cuore del suo Sulpicio, e che essa da un pezzo lo sapeva a memoria e che in fondo lui valeva meglio di tanti.
La marchesa Clementina, che ci era cascata, rizzò a quelle parole la sua testolina di serpe, e con voce sibilante dallo sdegno, saettò sull'impertinente una frase, che sapeva un po' di francese, ma più ancora di pepe. Siete un miserabile. Nel quale è dimostrato che a quarant'anni non se ne hanno più venti. Era questa la risposta che egli si meritava?
Poco stante, la bella Maddalena fu di ritorno coll'acqua, e, risciaquati i bicchieri, ne offerse alla signora Argellani e a Laurenti. Quell'acqua meritava davvero gli elogi del vecchio. La fontana del Coppo, anzi il Coppo, come dicevasi per brevit
Il professore Varedo parlava come persona convinta di esser vittima d'un'ingiustizia sociale. O che forse non meritava anch'egli una parte dell'interesse, della sollecitudine ansiosa che in quel momento si consacrava a sua moglie? Non avvezzo a considerar la questione sotto questo aspetto originale, Bardelli se la cavò con poche frasi sconnesse.
Poi, di lì a pochi mesi, fatto che fu il matrimonio del quale abbiam parlato, nel cuor di Damiano, a quell'avanzo d'ira che vi stagnava, successe compassione e disprezzo; che se prima gli bolliva dentro la smania di vederlo diffamato come sel meritava, allora sentì quasi che avrebbe potuto perdonargli.
Ma eccola dinanzi la porta: o voi, prendetela e di peso menatela in questa camera terrena. GERASTO. Toglietela! che fate? ESSANDRO. Che volete da me infelice? chi sète voi? GERASTO. Infelice son io che muoio di rabbia per amor tuo. ESSANDRO. In che t'ho offeso? GERASTO. Non meritava la conscienza che ho in te, che mi avessi cosí ingannato.
Bisognava disfarsene. Altro che il colèra!... E ci aveva creduto anche lei!... Ci aveva creduto perchè all'ultimo momento si era sentita debole, non aveva voluto capire che la ingannavano. E adesso era punita: se lo meritava. Bisognava disfarsene; bisognava saper tutto; aver le prove in mano. Far confessare quel malvivente? Impossibile; era troppo bugiardo.
La poveretta taceva, consolandosi con offrir le sue pene a Dio, con pregarlo che illuminasse il marito che facesse chiudere per sempre gli occhi a lei, prima di vedere anche l'ultimo dei figliuoli nella via della forca. Gli occhi però li chiuse il marito, e come si meritava.
Essa lo intese, ed arrossì per la zia; ma la Cheron rispose: «Voi avete perfettamente ragione, signore; una donna di gusto non può, nè deve soffrire un complimento. Ho inteso dire al signor Montoni,» soggiunse Cavignì, «che una donna sola ne meritava. Da vero,» esclamò la Cheron con un sorriso pieno di fiducia; «e chi sar
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