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Il presidente Luciani, con ambe le braccia fino al gomito stese sopra la tavola in attitudine del cane mastino quando si posa, in questa maniera discorreva agli onorandi colleghi: Pare impossibile! S'io non l'avessi fatta ricercare sottilmente, si può dire sotto i miei occhi, avvegnachè honestatis causa io tenessi la faccia volta alla parete, non mi potrei persuadere che la non fosse ciurmata.

Il Luciani volgendo exabrupto la testa, qual mastino punto dal tafano, all'auditore Valentino Turchi, con voce acerba gli rispose: Io non la feci radere perchè Del Rio, Bodino, e gli altri più schiariti scrittori di materia infernale non indicano la parte pilosa, come quella sopra la quale il demonio eserciti per ordinario la sua potenza.

Allo apparire di Beatrice pallida, in aria soffrente, con gli occhi smorti dentro un cerchio azzurro, il Luciani, sempre in atto di mastino quando si posa, s'ingegnò, per quanto gli era dato, comporre a mitezza il sembiante sinistro e la voce arrotata: Gentil donzella! quanto il mio cuore abbia patito nel dovervi porre ai tormenti, Dio ve lo dica per me; chè con parole convenevoli non potrei dimostrarvelo io. Anch'io sono padre di fanciulle per et

Quivi appunto erasi ridotta la signora Margherita allorquando il suo Franciscòlo, lusingato dalla confidenza mostratagli da Luchino Visconti, si era, mal per lui, assunta la esibita ambasceria a Mastino della Scala. le dissuasioni di fr

"So che mi son svegliato con pesanti catene "Ai polsi e alle caviglie. Me ne ricordo bene! "Non un raggio di luce! Un fetore di morte "Mi saliva alle nari. Le catene eran corte. "Mi addormentai di nuovo. E d'essere un mastino "Sognai. Fui risvegliato sul fare del mattino "Da un uomo lungo e pallido. Io gli chiesi chi fosse.

Il mastino feroce a testa bassa si caccia oltre per isbranarlo: la fanciulla animosa, colto il destro, gli mena un colpo così potente, che penetrandogli il petto gli fende il cuore. Il cane si rotola nel proprio sangue, e traendo doloroso guaito spirò. Sovrasta nuovo pericolo, e più grave.

«E' ce ne ha dei bianchi e dei neri, mio bel Giacomino, perchè tutto ad un modo il mondo non potrebbe andare: pure il Marchese Pelavicino, che è consorte di Manfredi, sta sul contado di Pavia; Buoso da Duera su quel di Cremona, e Mastino della Scala su quel di Verona; che pensate se il lasceranno passare senza pedaggio! Tal sia di loro.

Acconciatosi anche col pontefice, tanto meno si sentiva Mastino la voglia di accettare i gravi patti proposti dal Visconte.

Perchè non eravamo che alla titillazione del sistema. Ci aspettavano ben altre sorprese. Costantino Lazzari si era seduto, come al solito, tra due brande senza dire una parola. Egli si teneva come isolato. Non aveva confidenza in alcuno e nel suo angolo era il suo mondo. Se qualcuno lo interrogava, rispondeva come un mastino irritato.

Infastidito, pigliò l'abbrivo verso piazza Castello. Se in quel punto gli fosse venuto dinanzi quel figuro di Forniglia, gli si sarebbe avventato alla gola come un mastino rabbioso, tanta era la stizza che lo divorava. Figuratevi dunque con che grido di giubilo egli, poc'anzi così abbattuto, accogliesse le parole del Priore, venuto ad annunziargli che era deliberato lo scontro.