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Aggiornato: 3 giugno 2025
Bice non gli domandava più nulla, De Nittis lo accompagnava pel giardino sino al cancello, e più di una volta lo aveva interrogato sullo stato di lei. C'era infatti da impensierirsene: la sua magrezza diventava tutti i giorni più livida, molte sere doveva aver avuto la febbre, ma fortunatamente la tosse non era ricomparsa. Ella invece, appena uscito il medico, andava a gittarsi sull'inginocchiatoio ridomandando smaniosamente alla Madonna il miracolo di quella guarigione. Non era quello il solo momento che potesse farlo, quantunque De Nittis non abbandonasse quasi mai la camera, ed ella non volesse farsi vedere da lui in tale supremo tentativo di forzare la volont
Gia` era in ammirar che si` li affama, per la cagione ancor non manifesta di lor magrezza e di lor trista squama, ed ecco del profondo de la testa volse a me li occhi un'ombra e guardo` fiso; poi grido` forte: <<Qual grazia m'e` questa?>>. Mai non l'avrei riconosciuto al viso; ma ne la voce sua mi fu palese cio` che l'aspetto in se' avea conquiso.
Se non v'è altro che il pallore e la magrezza, ti assicuro che ciò non mi d
E neppure risorga mai piú l’usanza che in certo periodo del seicento costrinse le signore a farsi salassare per derivarne pallore e magrezza e a mangiare una terra detta bolarmico per cui l’avorio dei denti rimanesse
A dir vero, siccome essa dormiva placidamente quand'era accaduto tutto quel tramestìo, non sapeva bene cosa fosse stato; ma dai discorsi di Miss Spring, entusiasta del fiery boy, s'era capacitata che Drollino aveva fatto qualche cosa di straordinario. E perciò lo guardava ammirata, un po' impaurita forse da quella magrezza e da quel pallore eccessivo.
così tutta la gente che lì era, volgendo ’l viso, raffrettò suo passo, e per magrezza e per voler leggera. E come l’uom che di trottare è lasso, lascia andar li compagni, e sì passeggia fin che si sfoghi l’affollar del casso, sì lasciò trapassar la santa greggia Forese, e dietro meco sen veniva, dicendo: «Quando fia ch’io ti riveggia?».
Gia` era in ammirar che si` li affama, per la cagione ancor non manifesta di lor magrezza e di lor trista squama, ed ecco del profondo de la testa volse a me li occhi un'ombra e guardo` fiso; poi grido` forte: <<Qual grazia m'e` questa?>>. Mai non l'avrei riconosciuto al viso; ma ne la voce sua mi fu palese cio` che l'aspetto in se' avea conquiso.
Erano bimbi affatto e giocavano di gran cuore. Egli le usava certe attenzioni, delle quali nessuno l'avrebbe creduto capace. Le compose un'altalena, e le rimproverò la sua dappocaggine e la sua paura dei cavalli. Le portava degli uccellini semivivi, dei gatti d'una magrezza incredibile; una volta le portò persino una marmotta, ancor mezzo addormentata.
Quell'omiciattolo dalle gambette storte, saltellante e sghignazzante, che ficcava gli occhietti vivi addosso a tutte le donne, arricciolandosi beffardamente i baffi duri colle dita pelose, nella magrezza robusta de' suoi sessant'anni, era impetuoso e violento come un frenetico.
Snella, magra, di una magrezza flessuosamente voluttuosa, pareva, per l'eleganza del corpo, meno piccola di quanto era realmente. Solo le braccia aveva grassocce e belle con due fossette ai gomiti.
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