Vietnam or Thailand ? Vote for the TOP Country of the Week !
Aggiornato: 14 maggio 2025
Gli appelli alla calma erano platonici ed apparenti. Questore Lucchese Palermo Il Lucchese completò l'opera sua nella udienza del 20 Aprile, quando innanzi al Tribunale, disse che in Palermo si vedevano gironzare molte facce nuove venute per fare le squadre e la rivoluzione tra gli ultimi di dicembre e i primi di gennaio; che si erano fatti straordinarî acquisti di armi.
Ariberti facendo le viste di guardare sbadatamente in giro, diede tre o quattro occhiate furtive alla sua statua, e potè sincerarsi che la ci aveva proprio nei contorni del viso un'aria di famiglia colla Venere Capitolina, come gliel'avevano fatta conoscere i modelli di gesso della benemerita arte lucchese.
De Felice nei moti di Sicilia; che lo stesso pubblico accusatore non avesse potuto dimostrare un sol caso di azione diretta del rappresentante per Catania nei tumulti; che aveva torto l'on. Palberti ad ammettere la esistenza di depositi di armi vecchie e nuove sulla semplice assicurazione del questore Lucchese. Non valse che l'on. Sacchi collo esame della corrispondenza tra l'on.
Si afferma che Bosco e De Felice lasciarono somme a Balestrate e a Monreale; che una amica di Barbato, aveva accennato a soccorsi francesi; che fossero stati pagati i viaggi di Cottonaro da Valguarnera... Al questore Lucchese risulta che i fondi vengono dall'estero, specialmente dal partito socialista germanico; all'ispettore Marzullo consta che i membri del Comitato erano sovvenuti largamente da mano ignota.
Ma tutto ciò che negli altri processi fu incidente, nel processo mostruoso divenne sistema. E il punto di partenza del medesimo è tipico: il Questore Lucchese chiama Bosco nel suo gabinetto e gli dice: ma non sentite dolore di tanti eccidî? Se ne sentite affrettate la convocazione del Comitato Centrale dei FASCI, riunitevi, portate una parola di calma!
Palamenghi-Crispi; sequestra parte di un telegramma da Girgenti al Secolo in cui era detto che era stata ascoltata attentamente una mia deposizione innanzi al Tribunale penale; sequestra un telegramma da Catanzaro al Giornale di Sicilia, in cui si dava conto di una seduta tempestosa del Consiglio Comunale e nella quale si era protestato contro un telegramma del sindaco, apologetico pel questore Lucchese e di smentita ad una testimonianza dell'on.
Le promesse sono invenzioni di Pico, anche colla buona intenzione di tranquillare la famiglia? No; esse portano il bollo morale della questura: Lucchese confessò innanzi al Tribunale, che lesse la cartolina prima di spedirla. E Pico, contro i regolamenti, in prigione viene chiamato col falso nome di Araldi.
La testimonianza orale di questo Comm. Lucchese fu tale, che la difesa domandò la sua incriminazione per applicazione dell'art. 214 del Codice penale. Quando il Tribunale si ritirò per decidere, furono molte le discussioni e i commenti; l'incriminato andò al banco della Stampa per giustificarsi; fu tale, però, l'accoglienza che se ne allontanò subito. Nessuno s'illuse sulla decisione che avrebbe presa il Tribunale; ma nessuno poteva aspettarsi una ordinanza come quella che lesse il Presidente, poichè essa consacrava una enormit
Lucchese, il deus ex machina del processo mostruoso, l'artefice e lo strumento principale delle vendette del governo e della borghesia e che gli odî dell'una e le paure dell'altra condensò nei suoi rapporti e nelle sue deposizioni. Il passato del comm. Lucchese non è bello.
Per intendere tale impressione, ed anticipando la narrazione si deve aggiungere che di questa cartolina di Pico sarebbe vero autore morale lo stesso Lucchese: se non la dettò, la lesse, la conobbe, l'approvò! I testimoni.
Parola Del Giorno
Altri Alla Ricerca