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Aggiornato: 8 giugno 2025
Cristo, Rabbi vestito di miracoli e di pazzia benefica, Tu che hai mutato in vino l'acqua delle giarre e moltiplicato i pani e i pesci nel convito dell'amico tuo, Cristo, Cristo, tu che hai bevuto a larghi sorsi la gratitudine delle folli guarite, guarda guarda il giardino stupendo delle Gioie sovrumane che abbiamo creato! Certo tu c'invidii, noi liberatori di citt
Non erano ancor finite le splendide esequie fattegli in pubblico, e le imprecazioni lanciategli in privato, che, per paura non mancasse un padrone, noi popolo col suffragio universale ci affrettammo di eleggere principi Bernabò, Galeazzo e Matteo, quei tre fratelli che i nostri congiurati avevano sperato liberatori del paese.
Le popolazioni stanche dell'abbominevole dominio borbonico, acclamavano e benedicevano i valorosi liberatori. Alcuni incidenti lungo la strada come quelli di Soveria e di Sorrento altro non mostrarono che lo spavento dei nemici d'Italia, e l'aumento di possanza dei nostri in armi, munizioni, gente e prestigio.
Sì! li ho veduti io colle loro facce rubiconde dalle vivande e dal vino questi scarafaggi marciare davanti le colonne straniere col crocifisso alla mano, servendo loro di guida e sorridendo alla folla dei villani da loro ingannati come se avessero voluto dire: «Qui noi vi conduciamo i liberatori!
Al primo individuo che capitò nelle mani di Talarico, questi con poche cerimonie mise la mano al colletto impose silenzio e sommessamente chiese ove trovavasi la truppa. «Ahi!» fu il primo grido dell'innocente paesano quando sentì le graffe del tigre nel collo poi: «Signor Piemontese!.....» quando s'avvide esservi molta forza, e secondo pare, sapevasi esser non lontano l'esercito settentrionale «Signor Piemontese!, io sono amico vostro». Ed il poveretto era giustamente uno di quelli che intendevano per Piemontesi i liberatori, e non s'ingannava, toltone che i bravi figli del Piemonte, essi stessi credenti nella liberazione dei fratelli, non sapevano esser guidati dalla magagna Sabauda-Napoleonica.
Oh sì! se non avessero tenuta per tanto preziosa la loro brutta pelle, essi potevano facilmente compiere una rivoluzione e presentarsi all'Italia come liberatori. Che bella cosa se potevano far stare con tanto di naso i Mille, e la democrazia italiana tutta!
Allo accostarsi dei nostri le bande dello Zucchi spulezzavano; i nostri dovunque mostravansi come liberatori venivano acclamati; forse erano coteste accoglienze sincere, ma siccome i popoli le profferiscono a tutti, così riportando l'effetto non giudichiamo lo affetto.
»La Reggenza provvisionale di governo, fidente nella cognizione che possiede del carattere italiano, e assicurata delle intenzioni dei vostri liberatori, vi avverte che le loro truppe entreranno domani nella capitale, e che il debito e le circostanze portano che alloggi privati sieno posti a disposizione degli ufficiali. Ella è inoltre persuasa che la riconoscente accoglienza della capitale sar
Le femmine, accese anch'esse di spirito bellicoso, non vogliono più sapere di sottane, abbenchè noi siamo i veri liberatori d'Italia.» «Trovato!» esclamò il Gesuita, scintillando di lascivia e di vino, e radiante per il concetto infernale, che finiva di solcargli la mente, gettò la destra sul calice pieno, e dopo di averlo tracannato d'un sorso, così continuò!
Oh! nulla, nulla, o almeno poca cosa! mormora il cuore. E' una piccola campana italiana che piange e ci saluta... umile dono della bella Italia liberata ai suoi liberatori! La vediamo. E' una piccola campana da campaniletto di cappella boschiva. La dondola fra le mani con fatica una esile vecchia tutta bianca, vestita di nero.
Parola Del Giorno
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