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Aggiornato: 2 giugno 2025
Sotto all'uomo si leggevano queste parole che occupavano quasi tutta la parete: Io mi chiamo Giovanni Adolfo Gavazzola, figlio di Bernardo, mastro mirrante, e di Gaspara Spada, levatrice. La mia disgrazia è quella di non esser nato quarant'anni prima, che a quest'ora sarei forse maresciallo come il Trivulzio, che non è niente più galantuomo di me.
Si leggevano in quel volto chiaro dalle linee ferme e dal mento breve un'anima amara e una volont
Il terreno imbiancato aveva aspetto d'una lapide immensa, e le croci nere parevano un epitafio scolpito... Stampavamo l'orma dei nostri passi sulla neve, e ci inoltravamo taciti e mesti. Ci arrestammo innanzi ad una lapide di marmo bianco, su cui non ancor rose dal tempo si leggevano le parole bibliche: PERCH
Lentamente il mercato si vuotava. Era cominciata tardi la vendita, verso il tocco, e terminava alle sedici, nell'ora del sole alto. Era andata avanti assai fiaccamente: le voci della malattia s'udivano un poco da per tutto, le note di cronaca del Roma e i bollettini si leggevano da gente commossa e paurosa or qua or l
Il pianoforte gemeva sotto le dita d'una signorina che strimpellava musica classica. Degli uomini, chi fumava, chi sfogliava giornali, chi faceva dello spirito. Varie signore, con il ricamo in mano, facevano mostra di lavorare per il gusto di spettegolare parendo occupate; alcune leggevano; altre ancora passeggiavano. Entrò ad un tratto, come un razzo, un giovanotto.
Quest'idea derivava da una persuasione astratta o non piuttosto dalla coscienza di una qualche colpa personale? A poco a poco ogni altro soggetto era posto da parte: in alcune pagine non si leggevano altro che speculazioni intorno ai problemi nella vita. «L'ingiustizia è grande nel mondo; nessuno è più degno d'encomio di chi intende ripararla.»
Ma di questo a suo luogo. Lorenzo da lunga pezza usava star molte ore allo scrittoio, scrivendo per sua naturale vaghezza versi d'ogni metro e prose d'ogni forma, che pochi amici leggevano e che poscia andavano a stipare i cassetti del suo canterano. Senonchè, cresciuti i malanni, egli doveva pensare a trarre un utile, anche modesto, dagli sgorbi della sua penna capricciosa.
Lei ascoltava e talvolta un'aura di sorriso ironico le aleggiava sulle labbra. Paolo se ne accorgeva e desisteva. Calliope lo irritava. Ella scomponeva la sua calma olimpica. Allora, pensando che ella fosse frivola e vana, le portava i giornali francesi, le canzonette della nuova operetta, i libri nuovi. Li leggevano insieme. Lui leggeva benissimo, con una voce in cui tremava un'emozione strana.
Io ero di accordo con lui; ma il Cavallotti si affrettava a dire, quasi balbettando: No, no! Chi sa?... Vediamo. E poi, è dovere nostro. Si leggevano altre due, tre, quattro pagine; il lavoro peggiorava. Il Panzacchi, impaziente, alzando le spalle, brontolava: Ma insomma, che dobbiamo più vedere? Non va. Smettiamo, passiamo a un altro. Io ero di accordo con lui.
Come avevano lavorato assieme per tanti anni, nello stesso studio, così adesso passeggiavano insieme, insieme leggevano, fumavano insieme, mangiavano insieme, insieme bevevano.... Anzi, bevevano fin troppo e si può dire che sei giorni della settimana si alzavano brilli da tavola; allora, gai e ciarlieri, accendevano i sigari e andavano a fare una passeggiata sul Corso.
Parola Del Giorno
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