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E nello sguardo gli brillava la contentezza di essere stato capito. Bene! replicò Don Pietro. Il primo a leggerla sar

Ci sono i vecchi per leggerla, quella malinconica lista, ma non crediate che se ne dispiacciano. Vi è anzi una punta di egoistica soddisfazione per essi, nel vedere che i giovani robusti se ne vanno a dormire per sempre sotto la terra nera e che essi rimangono in piedi ancora, godendo i bei raggi del sole e respirando la vita. Se trovano un caso di lunga vita, tanto meglio: è una speranza per essi di raggiungere l'et

Lo stesso Pico ha parlato delle sue opere in una lettera latina a Lilio Gregorio Giraldi, parente ed amico del nostro Giraldi Cintio, che ci parve bene riprodurre, così perchè porge un'idea dello scrittore, come perchè, citata da tutti, non è riportata da nessuno, e chi voglia leggerla, dee cercarla nel grosso volume dell'edizione di Basilea.

Chiamò Bambina. Non risposta. Ella è uscita per qualche spesuccia, si disse Don Diego; ed accese la candela. Entrando nel salone, gli sguardi caddero sulla lettera di Bambina. E' la sentì, prima di averne vista la scrittura. Egli l'aveva letta, prima di averne rotto il suggello. Esitò a prenderla. La guardò lungamente prima di toccarla, di leggerla.

Concedete a un Italiano, che studia da alcuni mesi ogni vostro passo con un'immensa speranza, di indirizzarvi, in mezzo agli applausi spesso pur troppo servili e indegni di voi, che vi suonano intorno, una parola libera e profondamente sincera. Togliete, per leggerla, alcuni momenti alle cure infinite. Da un semplice individuo animato di sante intenzioni può escire talvolta un grande consiglio; ed io vi scrivo con tanto amore, con tanto commovimento di tutta l'anima mia, con tanta fede nei destini del paese che può per opera vostra risorgere, che i miei pensieri dovrebbero esser la verit

Cercando così in mezzo alla vecchia musica, trovai una canzone che avevo dimenticata e mi venne voglia di provarla. Mi posi a leggerla con tanto ardore che non udii il passo di mio cugino; quando me ne accorsi smisi subito. Perchè? Egli disse ve ne prego, continuate. Oh! non merito un pubblico. Vi ho consigliato altre volte di non abusare della modestia, è una virtù deprimente.

Volete leggerla? Tanto, per udire la continuazione dei lieti ragionari e la vita del trovatore Rudel, che qualcheduno si far

La leggenda da alcuni si reputa bugiarda perchè narrata da G. Leti nello Itiner. della Corte di Roma t. 1; ma io per me non la tengo meno falsa per leggerla nella Disciplina degli Spirituali scritta da quel santo uomo, che fu frate Domenico Cavalca da Vico pisano. Epis. ad solitarios. Epis. ad Anast. Thessalonic, c. 5. Epis. ad solitarios.

L'istoria del passato e del presente sono una conseguenza logica dell'istinto umano, che non può mutarsi. Studiate in voi stessi le leggi di questo istinto, e avrete la istoria dell'avvenire. E voi... credete... di conoscere questa storia...? Tanto che, se voi non sapeste leggerla nel vostro libro, potrei prestarvi il mio, perfettamente trascritto e corredato di commenti.

Quando quella sera Giorgio andò a casa, il ragazzotto che gli serviva da cameriere gli porse una lettera di Tibaldo la quindicesima forse alla quale non rispondeva ch'egli gettò sul tavolo senza leggerla. Poi si lasciò cadere sopra una poltrona e pensò. In certi momenti egli era un uomo abbastanza positivo. Guardò la questione da tutti i lati; e capì che il partito migliore era di partire al più presto e cercare di sradicare quel sentimento, forse solo tenace in apparenza: giacchè, se restava, bisognava prometterle di sposarla, e poi? Abbandonarla? Egli rifuggiva da un tale pensiero. Mantenere la promessa? E se non fosse che un capriccio? Legarsi per la vita, contradire tutte le proprie idee, le proprie massime, la propria gioventù, pentirsi dopo, rinunziare a cento progetti, perdere la propria indipendenza, sagrificare forse ad una passione del momento la felicit