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Aggiornato: 2 giugno 2025


SANTINA. Io con men di cento. GERASTO. Io con men di cinquanta. SANTINA. Io con men.... GERASTO. Lasciami finir di parlar, se vuoi. Colui se la torrá nuda. SANTINA. Questo mio gli fará la sovradote. GERASTO. Il mio gli dará cento ducati di piú. SANTINA. Il mio, dugento. GERASTO. Il mio.... SANTINA. Anzi il mio.... GERASTO. Tu non sai che voglio dire, e passi innanzi.

Che luce hai nella faccia! Com’è bianca la tua veste! Mortella! Sacrificami. Ella va verso la figlia come per offerirsi. Mortella. No, non voglio che tu mi tocchi. Costanza. Ti giuro, ti giuro che non sono quella che ti sembro. Mortella. Va a pregare. Costanza. Te lo giuro: non sapevo, no, non sapevo di aver dato la mia anima a un assassino. Mortella. Lasciami. Non posso perdere la mia sera.

Lasciami!... Mia figlia non è qui?... Come si muore senza fede! e il vecchio quasi pianse: Imilda!... Nulla sentivo, nulla ricordavo più! Desiderereste che Imilda fosse qui? Tu la vuoi sposa?... Ma no! Imilda che dir

NARTICOFORO. Il canchero che ti mangi! abi in malam crucem! Costei deve essere qualche fantesca ignorante: che sa dei fatti del padrone? GRANCHIO. Fate quanto volete, troverete vere le mie parole. NARTICOFORO. Lasciami confabular con Gerasto, cosí vedremo chi ar

CRISAULO. Io sono stato, un tempo, appunto com'un uom che è morto e non esce di pena; e in stato tale mi son trovato che ho portato invidia a chi morio giá un tempo o mai non nacque. E fui giá tal che or sol la rimembranza mi toglie parte del piacer presente. Or che posso gioir, lasciami alquanto restare ove è 'l mio core e la mia vita, se tu non vuoi ch'io mora. FILENO. Addio, Crisaulo.

Ed ella: Lasciami venire, se no, una seconda volta ci chiuderanno in carcere separata. Che! anche se vieni non ci metteranno insieme. Non apparire così smarrita: il caso per noi non è nuovo il peggiore. Ti ho detto che cosa dovevi aspettarti quando volesti assolutamente accompagnarmi. Va, sono qui, rispose ricoverando il suo coraggio; ed io via come una freccia.

STRAGUALCIA. L'asino sarete voi, se non parlate altrimenti; ché vi caricarò di legname. PEDANTE. Sai che ti ricordo? Furor fit laesa saepius sapientia. Tu mi farai, un tratto, uscir del manico, Stragualcia. Lasciami stare, famegliaccio di stalla, poltrone, arcipoltrone! STRAGUALCIA. Doh pedante, arcipedante, pedante, pedantissimo!

Questa traduzione in prosa di due quartine del VI di quei sonetti che narrano la storia del felice amore della Barrett col Browning, io la tolgo in prestito dal libro della signora Zampini-Salazar. «Lasciami! Eppure io sento che resterò da oggi innanzi sempre nell'orbita tua.

O bello inganno, ben veramente mostra esser uscito dal suo ingegno divino! MASTICA. Non piú, basta: non l'hai letta, vuoi tu leggerla un'altra volta? LAMPRIDIO. Deh, lasciami leggere tutto oggi, ché mentre leggo questa parmi che ragioni seco! MASTICA. Fermati, dove vai? LAMPRIDIO. Vo a casa di Giulio a trovar le vesti per vestirmi da turco e venir or ora a casa vostra. MASTICA. Ascolta, aspetta.

Abbiam d'uopo che gli abitanti di questi luoghi abbiano a fare di noi una eccellente opinione, che altrimenti avremmo a rodere macigni. E dove la divozione piega qualche poco in superstizione non è mai arato dritto abbastanza. Lasciami dunque che le campane facciano il loro debito, che dopo faremo noi il nostro.

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