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Aggiornato: 28 luglio 2025
Ma, se pur spento ogni tumulto affatto doman tu vuoi; se a breve gaudio falso, lungo terribil lagrimar verace vuoi che sottentri; ad evidenza piena or t'è mestiero trar le accuse gravi giá intentate ad Ottavia: in altra guisa mai non verresti del tuo intento a fine. Tutti uccider non puoi... NER. Men duol. TIGEL. Ma tutti convincer puoi. L'ultima strage è questa, ove adoprar l'arte omai debbi.
<<A te convien tenere altro viaggio>>, rispuose poi che lagrimar mi vide, <<se vuo' campar d'esto loco selvaggio: che' questa bestia, per la qual tu gride, non lascia altrui passar per la sua via, ma tanto lo 'mpedisce che l'uccide; e ha natura si` malvagia e ria, che mai non empie la bramosa voglia, e dopo 'l pasto ha piu` fame che pria.
Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso, quanti dolci pensier, quanto disio menò costoro al doloroso passo!». Poi mi rivolsi a loro e parla’ io, e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri a lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri, a che e come concedette amore che conosceste i dubbiosi disiri?».
La seconda quivi: «Ond'io per lo tuo me'». Dice dunque: «A te convien tenere altro viaggio», che quello il quale di tenere ti sforzi, «rispose» Virgilio, «poi che lagrimar mi vide, Se vuoi campar», senza morte uscire, «d'esto loco selvaggio», come di sopra è dimostrato.
L'altra avea la corata tenerina, e sapea ben che Amore era possente; donde, commossa, scorda la dottrina, comincia a lagrimar dirottamente, e quando il singhiozzar le permettea: Convien lasciar... convien lasciar... dicea. Marfisa sempre va crescendo il pianto, dicendo: Io non lo posso, ché son morta. Intenerisce l'altra, che altrettanto apre a un ruscel di lagrime la porta.
Voi cittadini mi chiamaste Ciacco: per la dannosa colpa de la gola, come tu vedi, a la pioggia mi fiacco. E io anima trista non son sola, che' tutte queste a simil pena stanno per simil colpa>>. E piu` non fe' parola. Io li rispuosi: <<Ciacco, il tuo affanno mi pesa si`, ch'a lagrimar mi 'nvita; ma dimmi, se tu sai, a che verranno
«A te convien tenere altro vïaggio», rispuose, poi che lagrimar mi vide, «se vuo’ campar d’esto loco selvaggio; ché questa bestia, per la qual tu gride, non lascia altrui passar per la sua via, ma tanto lo ’mpedisce che l’uccide; e ha natura sì malvagia e ria, che mai non empie la bramosa voglia, e dopo ’l pasto ha più fame che pria.
Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso, quanti dolci pensier, quanto disio menò costoro al doloroso passo!». Poi mi rivolsi a loro e parla’ io, e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri a lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri, a che e come concedette amore che conosceste i dubbiosi disiri?».
Vennermi poi parendo tanto santi, che, quando Domizian li perseguette, sanza mio lagrimar non fur lor pianti; e mentre che di l
Sciolsi spirando in cielo aure serene, Del gran Sïon per adorar le mura; Ma su per queste inabitate arene Ruppe nostri sentier cruda ventura; Sì tra fere, e tra boschi il ciel mi tiene, Come tu scorgi e 'l lagrimar non cura; Così l'onor, di che sperava altiero Mio nome incoronarsi, omai dispero. Ma tu chi sei? che 'n sì crudel martoro Anima afflitta visitar non sdegni?
Parola Del Giorno
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