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Aggiornato: 10 giugno 2025
Doppo l'effetto mi disse piangendo: Vi raccomando l'onor mio! O che mirabile effetto è quello che fan le lacrime delle donne ne' cuori degli amanti. Gli risposi: E come posso io compensar tanta liberalitá con tanto onore, con che voi stessa concessa m'avete e la persona e l'onor vostro, se non con l'atto del matrimonio?
Evelina, a sua volta, non poteva più frenarsi. In un trasporto di tenerezza, di singulti, di lacrime lo scongiurò di salvarla, prima di partire, prima di abbandonarla per sempre; salvarla per carit
Ricordo, colle lacrime al cuore, che vi fu un anno, in cui, in alcune sere stellate, quando dimenticavo il mio corpo, quando dimenticavo il mondo esterno, e il mondo interno mi signoreggiava, e mi sentivo, e volevo credere, e sperare, e amare, ricordo che in alcune sere stellate, soavissime, confidentissime, ebbi vicino a me un'anima che mi ascoltò e mi comprese, quand'io espressi qualche speranza pel mio avvenire, avvenire che io legavo all'arte e alla famiglia. In quelle sere io accrescevo di dignit
Il Manzoni, cui venne dal Gargiolli riferito il caso, se ne compiacque soggiungendo: "Quelle erano davvero preziose postille," alludendo certamente alle lacrime, e al commento vivo che ne faceva il dolore di quell'abbandonata. Il Manzoni unitario.
Dunque?... è proprio vero? Sì, rispose la ragazza più col capo che colla voce, lentamente. Poi soggiunse: Quella lì, non ha mai saputo cosa voglia dire amare.... essere amati!... Oh, non aver cuore.... è una gran fortuna! Pietro Laner si buttò sopra una seggiola, nascose il capo fra le braccia incrociate sulla tavola, e scoppiò in lacrime.
Guido si leva in piedi, muta alcuni passi vacillando; poi sta, e piange. La fanciulla udiva scenderle sopra l'anima quelle lacrime, soavi come il pianto della sua genitrice. Chi è che piange? ella disse; io non avrei creduto che in questo luogo si chiudessero anime più desolate della mia. E guardando il cielo sospirò mestamente.
Ella non rispose, ma gli occhi le si gonfiarono di lacrime, nella coscienza dell'irreparabile ch'era sorto fra loro.
A qual raggio l’intenta anima è vôlta?... Mai questo acuto spasimo d’èstasi le scolorò la faccia quando la cinser l’adorate braccia; mai fu sì bella, fra riso e lacrime, quando, folle d’amore, il suo prescelto le posò sul core.
Tutti tacciono perchè tutti sentono che parlare sarebbe piangere. Solo qualche voce mormora ogni tanto: coraggio! E dei singhiozzi rispondono. Un emigrante arriva in ritardo, correndo, seguìto da una donna. Hanno il volto acceso dalla corsa e tutto bagnato di lacrime.
No, no e no! È stata una perfidia troppo grande. Mentre laggiù, a Venezia, chiuso in uno stambugio senz'aria e senza luce, mi logoravo la vita, tu, soddisfatto il tuo capriccio, mi schernivi, e facendo la civetta, la sguaiata coi nobilucci leccati e profumati, preparavi il tuo bel matrimonio!... Maledetta! E il Frascolini gridava sempre più forte, voleva uscire, voleva scendere da quell'altro, schiaffeggiarlo, vendicarsi. Lalla era tanto spaventata dal pericolo serio che correva, da non rilevare nemmeno tutti quegli insulti. Si era lasciata andare in un dirotto pianto, e, buttatasi ginocchioni fra Sandro e l'uscita, lo supplicava di chetarsi, di perdonarle, stringendogli le ginocchia, baciandogli e coprendogli di lacrime le mani rozze e callose. Ma lui non sentiva piet
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