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e in terra lasciai la mia memoria si` fatta, che le genti li` malvage commendan lei, ma non seguon la storia>>. Cosi` un sol calor di molte brage si fa sentir, come di molti amori usciva solo un suon di quella image. Ond'io appresso: <<O perpetui fiori de l'etterna letizia, che pur uno parer mi fate tutti vostri odori,

Ma se passa el ponto della morte senza lume, e solo col vermine della coscienzia, e senza la speranza del Sangue; o con propria passione, dolendosi del danno suo piú che de l'offesa mia; egli giogne a l'etterna dannazione. E alora è ripreso crudelmente dalla mia giustizia, ed è ripreso della ingiustizia e del falso giudicio.

Die' le la volontá ad amare, participando la clemenzia dello Spirito sancto, acciò che potesse amare quello che lo 'ntellecto vide e cognobbe. Questo fece la dolce mia providenzia solo perché ella fusse capace ad intendere e gustare me, e godere de l'etterna mia bontá ne l'etterna mia visione.

E non ci è altra porta che gli conduca ad vita se non questa. Ècci la porta larga che gli mena a l'etterna dannazione; e, come ciechi, non pare che veggano la loro ruina, che in questa vita gustano l'arra de l'inferno. Però che in ogni modo ricevono pena, desiderando quello che non possono avere. Non avendo, hanno pena, e se e' perdono, perdono con dolore.

La quale colpa in questa vita gli priva della grazia, perdendo el fructo del Sangue; e ne l'ultimo, se essi non si correggono con la sancta confessione e contrizione del cuore, giongono a l'etterna dapnazione, tagliati da me e legati col dimonio. E hanno facta lega insieme, perché, subbito che l'anima è privata della grazia, è legata nel peccato d'odio della virtú e amore del vizio.

Alora quella anima ansietata di desiderio, considerando la sua e l'altrui imperfeczione, adolorata d'udire e vedere tanta ciechitá delle creature, e avendo veduto che tanta era la bontá di Dio che neuna cosa aveva posta in questa vita che fusse impedimento, in qualunque stato si fusse, a la sua salute, ma tucte ad exercitamento e a provazione della virtú, e nondimeno, con tucto questo, per lo proprio amore e disordinato affecto, n'andavano giú per lo fiume non correggendosi, vedevali giognere a l'etterna dannazione.

<<Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta piu` che creatura, termine fisso d'etterno consiglio, tu se' colei che l'umana natura nobilitasti si`, che 'l suo fattore non disdegno` di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l'amore, per lo cui caldo ne l'etterna pace cosi` e` germinato questo fiore.

Ne l'amore godono ne l'etterna mia visione, participando quel bene che Io ho in me medesimo, ognuno secondo la misura sua; cioè con quella misura de l'amore che essi sono venuti a me, con quella l'è misurato, perché sonno stati nella caritá mia e in quella del proximo, e uniti insieme con la caritá comune e con la particulare che esce pure d'una medesima caritá.

E se egli non si corregge, giogne a l'etterna danpnazione con tanta reprensione e rimproverio, che la lingua tua non sarebbe sufficiente a narrarlo. E molto piú egli che un altro, secolare: unde una medesima colpa è piú punita in lui che in un altro che fusse nello stato del mondo; e con piú rimproverio si levano e' nemici suoi nel ponto della morte ad accusarlo, come Io ti dixi.

La tua magnificenza in me custodi, si` che l'anima mia, che fatt'hai sana, piacente a te dal corpo si disnodi>>. Cosi` orai; e quella, si` lontana come parea, sorrise e riguardommi; poi si torno` a l'etterna fontana. E 'l santo sene: <<Accio` che tu assommi perfettamente>>, disse, <<il tuo cammino, a che priego e amor santo mandommi,