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Aggiornato: 14 maggio 2025
E dopo che l'abate si fu qualcosa rifrancato, ed ebbe bevuta una larga sorsata di vino, continuò: Goccelino dunque corre subito alle scuderie, inforca il primo cavallo che gli si para alla mano e vola a Roma. Cuno era partito allora allora per l'abazia di Cluny. Goccelino gli tiene dietro. Appena e' si arrestava la notte per dare un po' di strame alla cavalcatura. Viaggiava solo, fosco come il turbine, furibondo come il tigre. Egli fece periglioso e stentato viaggio, scavalcò montagne di nevi eterne, valicò fiumi terribili, affrontò uragani, fame, incontro di belve feroci; e sempre in una tetra tensione di spirito, superò tutto, e giunse al monistero di Cluny. Non si nomò Chiese di Cuno suo fratello; ma questi era assente. Intanto gli fu proferta ospitalit
Aperse mercato d'indulgenze, ma questa vuolsi considerare galanteria; chi non poteva andare a Roma pel Giubbileo pagasse la indulgenza un terzo della spesa del viaggio; immenso ei ne raccolse tesoro; il Bembo afferma 800 circa libbre di oro dalla sola Venezia, e parmi troppo se consideriamo, che le miniere del Perù, e del Messico erano tuttora sconosciute; immagina un collegio di ottanta scrittori di Brevi e li mise allo incanto, e neppure qui vuolsi biasimare troppo; costrinse il cardinale Colonna a rendere l'Abazia di Subiaco, e quanti simoniacamente lo promossero ebbero a rimettere fuori lo ingoffo; e in questa parte quasi lo lodo; spogliò i Savelli; peggio toccò ai Caetani; di un tratto imprigiona Giacomo protonotaro apostolico, e l'unico figlio Niccolò; questo strozza, quello avvelena, poi dichiara devoluti alla Camera Sermoneta e gli altri stati di loro: indi a breve li comperava Lucrezia ottantamila fiorini, e si dissero, e altri finse credere, sborsati; e' bisognava fare roba per Lucrezia, e fu colpa dei Caetani, che la possedessero, e che accomodasse a questa femmina dabbene; a forza s'impadroniva della eredit
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