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Aggiornato: 10 giugno 2025


La quale virtú è mia, data a lei per grazia e per amore ineffabile col quale Io la creai a la imagine e similitudine mia. L'occhio de l'intellecto tuo non è sufficiente a vedere, l'orecchia a udire, la lingua a narrare, il cuore a pensare il bene loro. Oh quanto dilecto hanno in vedere me che so' ogni bene! oh quanto dilecto avaranno essendo col corpo glorificato!

124 E prima fa che 'l re con suoi baroni di calda cera l'orecchia si serra, acciò che tutti, come il corno suoni, non abbiano a fuggir fuor de la terra. Prende la briglia, e salta sugli arcioni de l'ippogrifo, ed il bel corno afferra; e con cenni allo scalco poi commanda che riponga la mensa e la vivanda. 125 E così in una loggia s'apparecchia con altra mensa altra vivanda nuova.

Ora hai veduto con l'occhio de l'intellecto tuo ed hai udito con l'orecchia del sentimento da me, Veritá etterna, che modo ti conviene tenere a fare utilitá, a te e al proximo tuo, di doctrina e di cognoscere la mia veritá, come nel principio ti dixi che a cognoscimento della veritá si viene per lo cognoscimento di te: non puro cognoscimento di te, ma condito e unito col cognoscimento di me in te.

El dilecto che ha colui che va per questa via non sarebbe la lingua tua sufficiente a poterlo narrare, l'orecchia a poterlo udire, l'occhio a poterlo vedere; però che in questa vita gusta e participa di quel bene che gli è apparecchiato nella vita durabile.

48 Rodomonte alla giostra s'apparecchia: viene a gran corso; ed è grande il suono che rende il ponte, ch'intronar l'orecchia può forse a molti che lontan ne sono. La lancia d'oro fe' l'usanza vecchia; che quel pagan, dianzi in giostra buono, levò di sella, e in aria lo sospese, indi sul ponte a capo in giù lo stese.

CAPITANO. Vien fuori, vien fuori dalla tua tana! romperò l'uscio a tuo malgrado e con una schieggia di quello ti darò mille legnate. ERASTO. Ah, traditor villano, questo a me? dove sei, dove ti sei appiattato, codardaccio? deh, se ti ritrovo, farò che il piú grosso pezzo di te sia l'orecchia! DULONE. Entrate, padrone, ché questi sono suoi modi: egli è sparito via che non lo trovarebbe il demonio.

GERASTO. Fermati, che vo' darti una buona nuova. ESSANDRO. È qualche veste questa nuova che volete darmi? GERASTO. Dico, novella la piú lieta che avesti avuto giamai. ESSANDRO. Ditela, che mi sentiva prorir l'orecchia per ascoltarne alcuna. GERASTO. Son certo che te la raspará, perché ti sará grata. Ma vo' duo baci per mancia, che mi sento prorir le labra. ESSANDRO. Ditela, ché poi ve li darò.

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