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Aggiornato: 20 giugno 2025


Agenore non sapeva uscire dallo stupore; sentiva un curioso imbarazzo in faccia ad Ernesta, e senza una ragione al mondo, invece di spicciare la sua visita medica, tirò in lungo. Cattivo! gli disse Ernesta quando fu per andarsene. E rise. L'eco di quella risata, accompagnò lungamente il disgraziato dottore.

Attorno a lei accadeva un rinnovellamento letterario, ma gliene arrivava appena l'eco affievolita, fra il delicato aroma delle tazze di delle serate di ricevimento e il rumor delle ruote nelle passeggiata in carrozza.

Tali parole elettrizzarono la sala e ridussero a nulla ogni resistenza. La voce ferma e sonora dell'oratore popolano sembrava l'eco della voce onnipotente della moltitudine.

A un tratto, nel lontano, fendette l'aria il fischio del treno diretto che partiva per le Calabrie e ne vibrò, per qualche secondo, l'eco malinconica. Come spuntammo dal Corso nella Via del Seminario ci apparvero di faccia, nell'alto, le tre finestre del Circolo, rosse nel buio profondo.

So che costoro hanno la fermata all'osteria e non alla chiesa, so che anche a notte l'eco dei cimiteri in suono d'ossa sbatacchiate su per le croci di legno ripete lo scoppiettare dalle loro fruste, so... E che cosa so?

Giunto a mezzo del monte incomincia a cantare un'alba provenzale che l'eco della valle deserta ripete così: Erransa Pezansa Me destrenh e m balansa; Res no sai on me lansa, e continua a salire sempre più lento per vie sempre più selvaggie. Mancano due ore a mezzanotte quand'egli arriva agli spaldi d'un immenso castello ritto sul ciglione d'una rupe.

"Che processo?" domandò Alice, tutta affannata mentre fuggiva, ma il Grifone rispose soltanto "Vieni!" e scappava più lesto, mentre il vento portava sempre più debolmente alle loro orecchie l'eco fuggevole delle parole soavi e malinconiche: "Canto all'Astro di sera; Canto la tua bon ta ci vile Zuppa!"

La bella sognatrice udiva ancora l'eco del suo nome pronunciato con un filo di voce sottile come un soffio, ed alla debole luce della lampada ricercava tutt'intorno la cara visione. Ernesta! ripetè un filo di voce sottile come un soffio. Leonardo! E d'un balzo fu al capezzale. Ti ho forse svegliata? domandò il cieco, ti chiamavo piano piano per non destarti. Ero desta; che vuoi? È l'alba?

Essi erano perduti, dimenticati in fondo al paese. I treni passavano frequentissimi, trascinando gente ignota a ignote fortune; ma in gran parte procedevano oltre, e non rimaneva nell'aria se non l'eco d'un fischio stridente, e qualche latteo globo di vapore.

Gran Dio! andava mormorando. Così terribilmente l'odiava Notis per seppellirlo in quest'orrida tomba? D'un tratto uno dei dongolesi s'arrestò e si volse verso di lei con un crudele sorriso sulle labbra. Udite? chiese con una voce che l'eco rendeva sepolcrale. Elenka rabbrividì e tese l'orecchio.

Parola Del Giorno

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