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Aggiornato: 1 giugno 2025


L'avversario più accanito, più formidabile dell'unione fra Leonardo e Fortunata era l'agente generale, sior Bortolo, il quale, tanto per procurarsi nuovo danaro quanto per tener a bada i vecchi creditori, aveva necessit

Donato non ha forza di rispondere, ma l'avversario ne indovina gli scrupoli e lo previene: «So quel che mi faccio, dice socchiudendo un occhio furbescamente, so quanto vale il signor Donato, so fin dove posso arrivare senza rischio. E ripete colla stessa dolcissima monotonia: «La rivincita?... Donato ci pensa, ha paura. «Cento lire!...

Un suo duello di due o tre anni fa, quantunque l'avversario non fosse uomo di polso, finì Dio sa come, e ci volle tutta la prudenza dei padrini per rabberciare la cosa e non farla voltare allo scandalo. Ricordandomi delle sue prodezze, io dunque pensai che volesse mettermi uno schermidore di rincontro; e tale di fatto eravate, ma non a quel modo che io argomentavo.

«Mio fratello, pensava, è capace di provocare il principe.... Egli, che nei duelli uccide sempre l'avversario!... Ma in qual modo questi cugini sono qui?... Chi dunque gli ha avvertiti?... Ah donna Livia!... devo accusar lei se voglio salvar me.... È indispensabile.... Quale idea!... Il cavaliere, che ebbe con lei quell'abboccamento al castello, subito dopo la distruzione della pergamena.... Il duca certo non ha udito tutto.... , , fu il conte; avr

68 E se forse ti pensi che ti vaglia combattendo tener serrati gli occhi, come potrai saper ne la battaglia quando ti schivi, o l'avversario tocchi? Ma per fuggire il lume ch'abbarbaglia, e gli altri incanti di colui far sciocchi, ti mostrerò un rimedio, una via presta; altra in tutto 'l mondo è se non questa.

«Ad una così seria offesa non poteva corrispondere che un seriissimo duello. Biale aveva ancora il sangue eccitato e non aveva più campo ad ascoltare voce alcuna di ragione. Si gettò contro l'avversario con tutto l'impeto d'un uomo che vuole la morte di chi gli sta di fronte, mentre l'avversario con pari ardore si slanciava contro di lui.

Questa furia romagnola era il segreto di trionfi riportati contro avversari venti volte più bravi di lui. Tirato in disparte Massimo, lo pregai sottovoce di essere paziente e pedante in principio, se voleva disarmare l'avversario della sua forza più pericolosa, la furia. Non so se Massimo mi ascoltasse o no.

Non ho potuto mai sopportare lungamente i musi lunghi, ho sempre preferito l'odio al rancore, la morte ai tormenti; perciò dopo le lotte fui sempre il primo a presentare i preliminari di pace, e siccome l'avversario aveva quasi sempre consumate le munizioni e bruciate tutte le polveri, così si andava presto d'accordo.

Emilio Lograve, colla sua solita carnagione di morticino, non mostrava la menoma alterazione in viso, aveva una mirabile sicurezza di atti, di voce, di parole, ed aveva lui, a sua volta, uno scherno sprezzatore nel sogghigno e nello sguardo. La sorte favorì l'avversario di Emilio col vantaggio di sparare il primo.

Tristano, come si vede, era poco arrendevole, e nelle quistioni, per dirla con una frase volgare, ma calzante, anzi fin troppo calzante, c'entrava cogli stivali. L'avversario vide la mala parata e prudentemente ritirò la sua umanit

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