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Aggiornato: 11 ottobre 2025
Era il secolo XV. La lunga tragedia medioevale aveva esaurito perfino il dolore nella coscienza popolare. Tutto aveva pesato sul popolo, le invasioni, le crociate, le feudalit
Io non vi rimprovero i subiti amori per casa Savoja. Se a voi, fautore di repubblica jeri, piace il giogo d'un re, sia: meglio è dirlo che tacerlo. Se alle nobili tradizioni, repubblicane tutte, del nostro popolo, voi anteponete le tradizioni d'una famiglia, la cui storia si libra perennemente fra le invasioni di due potenze straniere se alla libera, logica ed una espressione della coscienza nazionale parvi preferibile il complesso, artificiale viluppo, che chiamano monarchia costituzionale, un popolo imperfettamente rappresentato, una aristocrazia creata dacchè aristocrazia propriamente detta non esiste in Italia a incepparne sistematicamente la volont
Questo nel volume terzo delle sue Memorie; nè meno arguto nei Ricordi di Santa Elena: «Se la Italia cessasse con Parma, Piacenza, e Guastalla, o vogliamo dire, ch'ella circoscritta dentro la valle del Po non possedesse penisole, allora Milano sarebbe la sua capitale necessaria, comecchè i periti reputino supremo difetto per lei che il Po non la difenda dalle ingiurie tedesche: ma dove gl'Italiani si componessero in un popolo solo allora Milano non potrebbe pretendere a diventare capitale, imperciocchè troppo prossima alle invasioni terrestri si troverebbe troppo lontana dalle spiaggie per provvedere alle marittime.»
E tutti i giorni recavano notizie di apostasie religiose, ed erano piccoli curati, oscuri canonici, predicatori esorbitanti dal pulpito, vescovi e porporati, che volendo trattare coi ribelli ne pigliavano il contagio. La maggior parte di essi rientrava nel campo al primo appello, ma il campo restava nullameno aperto a fughe e invasioni d'ogni sorta.
Fra i miei appunti di quella mattina ne trovo uno che dice laconicamente: Cavallette. Saggio d'eloquenza di Selam. Mi ricordo, infatti, d'aver visto un campo che da lontano pareva che si movesse, e quest'apparenza era prodotta da un grandissimo numero di cavallette verdi che s'avanzavano saltellando verso di noi. Selam, che in quel momento cavalcava al mio fianco, mi fece una descrizione ammirabilmente pittoresca delle invasioni di quegl'insetti formidabili, ed io la ricordo ancora parola per parola; ma come rendere l'effetto del suo gesto, del suo sguardo, della sua voce, che esprimevano assai più delle parole? È uno spavento, signore! Vengon di l
La poesia spagnuola, o piú precisamente castigliana, vanta per sua prima opera il Poema del Cid, composto, a quel che pare, verso la metá del secolo decimo secondo . Allora, in mezzo alla confusione delle lingue, cagionata dalle invasioni dei barbari del nord, cominciava a pigliar forma alcuna quell'«idioma romanzo», che doveva spiegare poi tanto splendore e tanta maestá negli scritti di Garcilaso, di Herrera, di Rioja, di Cervantes, di Mariana.
Nè manco, come corre la fama, la colpa della chiamata di Carlo VIII vuolsi rovesciare tutta sul Moro; all'opposto egli aveva tentato comporre una lega di principi italiani per la difesa della nostra terra contro le invasioni dei barbari; lo attraversò Piero dei Medici; sicchè quando conobbe formata una lega contro di lui, non riputandosi capace a combatterla solo, e certo togliendogli baldanza la rea opera, che intendeva condurre a compimento, ed era torre come tolse il governo di Milano al nipote Giovanni Galeazzo, e forse anco la vita, si apprese al partito miserabile di chiamare lo straniero fra noi: poco dopo si pentì, ma ormai si era chiuso la via al riparo, conciossiachè mentre si sarebbe fatto nemico implacabile Carlo non poteva confidare amicarsi Alfonso, però che egli intendesse regnare, e Alfonso a ragione domandava rendesse il ducato al genero, ed alla figlia Isabella.
Colla caduta dei Carolingi si erano determinate condizioni tali da produrre nuove invasioni barbariche: il papato vide in pericolo l'unit
Lasciando anche da parte quegli studi necessariamente sommarii che si trovano nelle storie generali, come quella fondamentale del Gibbon sulla decadenza dell’impero romano, o quella recentissima del Villari sulle invasioni barbariche, noi abbiamo numerosi saggi illustrativi di qualche punto speciale delle imprese e del pensiero di Giuliano, ed abbiamo anche brillanti articoli, come quello famoso dello Strauss, che prendeva occasione dalla storia del combattuto apostata per comporre un trasparente tessuto di allusioni al romanticismo medioevale del re Federico Guglielmo.
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