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Aggiornato: 15 giugno 2025
Ma non sempre costei era umana con lui; gli intervalli di dolcezza erano brevi e rari. Quando Gemma si sentiva meglio, nei bei giorni di primavera, essa si dilettava di quelle premure, di quei sacrifizii, anzi si può dire che cercasse quell'anima sempre fedele, quel cuore sempre sicuro; giungeva sino a domandarsi se Andrea non meritasse di esser amato.
Qualche volta numera i detti intervalli ribattendo voluttuosamente sotto le narici il pollice e l'indice ingrommati di tabacco.
Egli la vedeva ad intervalli, e figgeva in quel volto soave i suoi occhi smarriti, senza intendere come mai ella si trovasse l
Poi tacque; poi di nuovo parlò, a intervalli, su la necessit
E dopo ch'egli, illuso dalla tenerezza che gli era parso di scorgere in quell'accento, avea ripreso a raccontare, ella sembrava assente col pensiero, lontana quasi rincorresse qualch'altro suo sogno. Per ciò egli le stringeva le mani così forte da doverle far male, ma senza ch'ella mostrasse di accorgersene. Solamente, a intervalli, pareva riprendere coscienza, per esclamare: La realt
Del resto, questa esaltazione furibonda che gli durava da tante ore, non era stata e non era senza i suoi lucidi intervalli.
Mia madre, a intervalli, veniva a prender parte alla conversazione. E non si annoia in quel paesetto di confine? domandava a Bissi.
Ma gli intervalli d'abbandono, di signoria non sentita, son quelli in che appunto gli improvidi italiani pensaron sempre meno a liberarsi; e que' nostri padri non si valsero di que' quindici anni se non a dividersi e guerreggiarsi tra sé piú e piú, per quegli interessi piccoli e presenti, che fanno improvidi gli uomini ai grandi e futuri.
Passavano per quella strada sempre le medesime persone alle medesime ore; quando un gruppo di monache in abito bruno col soggòlo bianco, per la questua; e quando un curiosissimo carretto tirato da un asinello grigio, guidato da un omiciattolo, che gridava a giusti intervalli, per tutta la durata del viaggio: Aaah!... Iiih!...., e spingeva l'animale, e scambiava parole coi conoscenti che incontrava.
Come in un sogno stava d'innanzi a noi la casa. Su la facciata rustica, per tutte le cornici, per tutte le sporgenze, lungo il gocciolatoio, sopra gli architravi, sotto i davanzali delle finestre, sotto le lastre dei balconi, tra le mensole, tra le bugne, dovunque le rondini avevano nidificato. I nidi di creta innumerevoli, vecchi e nuovi, agglomerati come le cellette di un alveare, lasciavano pochi intervalli liberi. Su quelli intervalli e su le stecche delle persiane e sui ferri delle ringhiere gli escrementi biancheggiavano come spruzzi di calcina. Benché chiusa e disabitata, la casa viveva. Viveva d'una vita irrequieta, allegra e tenera. Le rondini fedeli l'avvolgevano dei loro voli, dei loro gridi, dei loro luccichii, di tutte le loro grazie e di tutte le loro tenerezze, senza posa. Mentre gli stormi s'inseguivano per l'aria in caccia con la velocit
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