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Aggiornato: 15 giugno 2025


Le tenebre avevano animato le voci strane dei loro cantori; i grilli nelle praterie, le rane nella vicina palude, e a quando a quando la civetta e il gufo nell'estrema punta della quercia levavano al cielo il loro inno melanconico.

I quali furono comunicati dal frate, in quella cerchia d'amici, che li nascondeva agli occhi del popolo; poi a un cenno di chi sa chi, l'organo tornò a suonare a gloria; fu vista la mano del padre Anacleto, alta sulle teste dell'Alemanno e di Bianca, in atto di benedire; questi si levarono, baciarono quella mano, diedero di volta, e scendendo da quei gradini, la sposa ebbe cuore di guardare la moltitudine sino in fondo alla chiesa. Oh! se l'Alemanno non prometteva invano, essa si sarebbe vista ammirata tutta la vita, come in quel momento. Le scintillava in dito una gemma di tanto prezzo, mèssale pur allora dallo sposo, che le pareva d'essere stata inannellata con una stella; un'altra gemma le brillava in fronte a mo' di diadema; ora la sua fantasia poteva spiegare i voli sicura; essa si riputava davvero la castellana del suo borgo natale! Che più? Un coro di fanciulle tutte di men che dieci anni, vestite di bianco, si fece dinanzi agli sposi cantando un inno cavato dalla Cantica di Salomone; e celebrando la belt

Inno a Venere. Un po' di storia. L'editto di Teodosio. Senza braccia Il nome dell'autore. Induzioni ragionevoli. Ho detto la mia. Una massima di Lisippo. Imperatori romani. Messalina.... col bambino.

Che gente! Così durò il pranzo, suonando ciascuno a distesa il grande inno della malizia sporca ed untuosa, finchè dopo tre ore tutti ci levammo e il grosso prevosto russante si tirò dietro incollata alla madida sottana la scranna coperta di tela incerata.

Allora come per indifferenza all'ingannevole burla, gl'ingannati intuonavano un inno patriotico, in sostanza più atto a riscaldarli del sognato cordiale e tutti allegramente facevano coro con entusiasmo da dimenticare i disagi della notte.

Dell'amor divino; rispose Albertina, a cui la domanda era rivolta. Non hai sentito, quando l'annunziava? No, mi ero forse distratta.... pensando a tutte l'altre belle cose che aveva finito di dire. La predica dell'amor divino fu un inno in prosa, e frammezzato di versi. Quel diavolo d'un frate ci aveva quel giorno tutti testi profani.

Era lavoro d'una fabbrica d'armi bianche di Campobasso giustamente famosa nelle Sicilie, ignorata altrove, e dono simbolico di Silvia, presente e malata. L'indomani sera in teatro, a mezzo dell'opera, i cantanti intuonarono l'inno di Garibaldi. L'intendente De Luca dal palchetto troncò quella musica, gridando: Basta, basta, non più inno.

Non odi L'aura del generoso inno, che, schivo Di tanti ingrati, osa innalzar tue lodi? Leva dal tuo recente Sepolcro il capo, e guarda ove ancor vivo. Più del ricordo, è dei tuoi prodi il sangue. Qui pugnâr, qui morîr, qui di fulgente Serto ornò Italia il crine, Qui le genti latine Si unîr d'un patto in su'l nemico esangue. Mira!

È inoltre, pubblicazione che onora il cuore e la mente di colui che ha pure concepito e attuato la doppia opera d'arte, inno di glorificazione della donna dai tempi primitivi ai presenti.

Sintesi suprema del romanzo, ch'è tutto un inno alla più grande liberazione dello spirito umano, ch'è tutto una requisitoria contro le basse voglie carnali che tengono l'uomo inchiodato alla terra, ch'è forse una delle più alte parole di speranza e di fede che siano state scritte, suprema parola di giovinezza, di fede, di audacia, illuminatrici della vita! E allora dove va a finire il dolo?

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