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Aggiornato: 11 giugno 2025


dinanzi a noi pareva verace quivi intagliato in un atto soave, che non sembiava imagine che tace. Giurato si saria ch’el dicesse ‘Ave!’; perché iv’ era imaginata quella ch’ad aprir l’alto amor volse la chiave; e avea in atto impressa esta favella ‘Ecce ancilla Deï’, propriamente come figura in cera si suggella.

Da quinci innanzi il mio veder fu maggio che ’l parlar mostra, ch’a tal vista cede, e cede la memoria a tanto oltraggio. Qual è colüi che sognando vede, che dopo ’l sogno la passione impressa rimane, e l’altro a la mente non riede, cotal son io, ché quasi tutta cessa mia visïone, e ancor mi distilla nel core il dolce che nacque da essa.

Di tutto. Ogni sua parola è impressa indelebilmente nella mia memoria. Nulla potr

dinanzi a noi pareva verace quivi intagliato in un atto soave, che non sembiava imagine che tace. Giurato si saria ch’el dicesse ‘Ave!’; perché iv’ era imaginata quella ch’ad aprir l’alto amor volse la chiave; e avea in atto impressa esta favella ‘Ecce ancilla Deï’, propriamente come figura in cera si suggella.

"Lo volesse il cielo! Il desiderio e l'opera per parte mia non mancheranno; ma temo che non mi si presenti favorevole l'occasione", Così rispose Gabriele a cui brillò sul volto un raggio d'ardimento che dissipò per un istante la grave melanconìa che vi si vedeva impressa. Salutò cortesemente le due donne che dalla stanza vicina entrarono in quel punto col

128 Mie sono l'arme, e 'n mezzo de la via che vien d'Armenia, un giorno le lasciai, perché seguire a piè mi convenia un rubator che m'avea offesa assai: e la mia insegna testimon ne fia, che qui si vede, se notizia n'hai. E la mostrò ne la corazza impressa, ch'era in tre parti una corona fessa.

Da quinci innanzi il mio veder fu maggio che ’l parlar mostra, ch’a tal vista cede, e cede la memoria a tanto oltraggio. Qual è colüi che sognando vede, che dopo ’l sogno la passione impressa rimane, e l’altro a la mente non riede, cotal son io, ché quasi tutta cessa mia visïone, e ancor mi distilla nel core il dolce che nacque da essa.

Di tanto in tanto va a far un giro per Parigi nell'omnibus che passa per la sua strada, in specie quando ha bisogno di scrivere. Ritrovarsi così in mezzo al popolo, rivedere tanti luoghi pieni di memorie per lui, contemplare Parigi di volo, dall'alto, all'aria fresca della mattina, lo ispira. In quel momento colsi a volo una frase di Vittor Hugo che mi rimase impressa.

voglio anco, e se non scritto, almen dipinto, che 'l te ne porti dentro a te per quello che si reca il bordon di palma cinto>>. E io: <<Si` come cera da suggello, che la figura impressa non trasmuta, segnato e` or da voi lo mio cervello. Ma perche' tanto sovra mia veduta vostra parola disiata vola, che piu` la perde quanto piu` s'aiuta?>>.

Ed io m'ero sentito trattenere da una mano di ferro, e cacciare innanzi, come alla morte. Così l'immagine, più detestabile della morte medesima, mi si era impressa negli occhi. Sempre la vedevo. E pensavo, perduto: Che ti rimane oramai?

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