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Aggiornato: 10 giugno 2025
Da questa parte con virtu` discende che toglie altrui memoria del peccato; da l'altra d'ogne ben fatto la rende. Quinci Lete`; cosi` da l'altro lato Eunoe` si chiama, e non adopra se quinci e quindi pria non e` gustato: a tutti altri sapori esto e` di sopra. E avvegna ch'assai possa esser sazia la sete tua perch'io piu` non ti scuopra,
Così l'uomo maturo che ha gustato tutti i piaceri della giovinezza e che durante questa epoca si è procurato coll'assiduo lavoro uno stato discreto, può gustare tranquillo e contento i piaceri e le pure gioie della famiglia, godendo unitamente a questi un poco di riposo e di tranquillit
Il cognoscimento, che tu hai dato di te a me nella veritá tua, mi costrigne a desiderare di lassare la gravezza del corpo mio e dare la vita per gloria e loda del nome tuo. Però che io ho gustato e veduto, col lume dello intelletto nel lume tuo, l'abisso tuo, Trinitá etterna, e la bellezza della creatura tua.
Da questa parte con virtù discende che toglie altrui memoria del peccato; da l’altra d’ogne ben fatto la rende. Quinci Letè; così da l’altro lato Eünoè si chiama, e non adopra se quinci e quindi pria non è gustato: a tutti altri sapori esto è di sopra. E avvegna ch’assai possa esser sazia la sete tua perch’ io più non ti scuopra,
Che cosa è, in questa vita, aver le stelle contrarie e 'l cielo! ché, se pur ci viene nulla di quel che ne faria felici, subito in mortal tòsco lo converte quest'empia che dichiam Sorte o Fortuna. Quanto fòra il tuo meglio, se giá mai non avessi gustato il dolce cibo che sí tosto è poi vòlto in amara esca!
Non ci aggiongo con questi sentimenti grossi; ma tanto ti dico che hai gustato e veduto, anima mia, l'abisso della somma, etterna providenzia. Ora rendo grazie a te, sommo etterno Padre, della smisurata tua bontá mostrata a me, miserabile, indegna d'ogni grazia.
La forestiera, dopo aver bevuto un poco e gustato di qualche frutta, si alzò per ringraziare la governatrice. Ah signora! non vi celo che aveva fame; è da questa mane che siamo sbarcati ed abbiamo fatto a piedi questo tragitto per l'isola sull'indicazione di un buon negro vecchissimo che è rimasto al porto sulla nave, il quale ha molta cognizione di questi luoghi.
Noi che abbiamo gustato nella sua pienezza il tripudio di quei giorni, quasi ci affliggiamo come di nostra sciagura al pensiero che molti egregi patrioti pei quali la vita era stata fino allora un martirio, non raccogliessero da quella nostra e dalla generale soddisfazione che argomenti di rammarico.
Ma una idea mi preoccupava: non avevo ancora gustato né visto i biscotti ed il miele, di cui, come mi aveva detto la madre, doveva esser carico il bastimento. Un giorno, mentre la maggior parte dei marinai erano immersi nel sonno delle ore meridiane, fui tentato d'andare a scoprire il sito ove dovevano essere nascoste le dolcissime ghiottonerie che mi erano state promesse.
Anzi nel mezo del piacere era tanta la paura che non mi scoprisse chi fussi, che mi amareggiava la dolcezza presente. La mattina tantosto che fu l'alba, viene a me e mi racconta gli diletti innumerabili che avea gustato con la falsa Amasia. Godeva io che avesse trovato in me cosa che gli fusse piaciuta: dispiacevami non fusse quello in me che con l'imaginativa si pensava che fusse in Amasia.
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