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Aggiornato: 28 giugno 2025


, , idrofobo! disse Vittorio. me ne sono accorto subito, aveva una faccia brutta, la testa bassa, la lingua fuori, la bocca spalancata, la coda strasciconi, era brutto brutto, proprio come mi ha spiegato il professore che sono i cani idrofobi. E perchè non sei scappato? disse Elisa. Ho visto che andava verso i Guerini, e mi son fatto coraggio. E se ti mordeva? disse Maria.

Egli li vedeva tutto il giorno all'osteria, li sentiva alzare la voce e tremava per quelle povere famiglie che sarebbero state vittime innocenti. Egli voleva finirla, e dopo aver avuto una lunga conversazione col signor Guerini, decise di parlare la domenica prossima dal pulpito ai suoi fedeli. Infatti, dopo la messa, egli si rivolse al popolo e così incominciò il suo sermone.

Tutti le fecero festa, la signora Guerini la additò come esempio ai suoi figli, poi salutando Maria, disse: Sono proprio felice d'esser venuta in mezzo a fanciulli così buoni, vi assicuro che nell'uscire dalla vostra casa ci si sente migliori; vi supplico, non mancate domani alla nostra festa; abbiamo bisogno di buone fate come siete voi, a rivederci; anche voi, professore, ricordatevi.

Vi fu sull'imbrunire un momento che pareva ci fosse in paese la rivoluzione: fu quando venne e s'accampò vicino al villaggio una compagnia di soldati; allora il furore di quel popolo ubriaco era tale da metter paura: volevano dar fuoco alla fabbrica, uccidere il signor Guerini, e non si quietarono se non dopo l'arresto degli operai più turbolenti.

Quand'ecco Vittorio in un lampo prende un sasso e lo scaglia con tutta la sua forza sulla testa del cane, il quale, quantunque mezzo tramortito dal colpo, si volge furente contro Vittorio, mentre i Guerini infuriati non sapendo nulla del cane, gridavano voltandosi verso di noi: Chi è quel villano che getta sassi?

Don Vincenzo fece loro capire che il modo di vivere era una cosa relativa; egli sapeva che il Guerini era uno dei proprietari giusti, di quelli che cercano il benessere degli operai, ma non poteva dar retta ai loro capricci; si sa, il danaro più se n'ha, più ve ne sarebbe bisogno, e dovevano contentarsi e non esiger troppo.

Una mattina quando Carlo e Vittorio ritornarono dall'ufficio postale dove erano stati come al solito a prendere i giornali, raccontarono che tutto il villaggio era sottosopra, perchè gli operai dello stabilimento Guerini s'erano posti in isciopero, e dissero che nella piazza e per le vie, dappertutto si parlava di questo avvenimento, e c'erano gruppi d'operai, come se fosse festa.

Per tutta la giornata quei ragazzi non fecero che parlare della festa; erano allegri, felici, gridavano e saltavano come pazzi. Maria stava sopra pensiero; dopo la fiera, la festa in casa Guerini: erano troppi divertimenti, troppe distrazioni, e chi ne andava di mezzo era lo studio, e temeva che Carlo non potesse passare gli esami; ma egli la rassicurava.

Badate di non sciupare i vestiti, disse il signor Guerini. Uscirono all'aperto e s'avvicinarono a un luogo donde si sentiva il rumore delle macchine, che pareva un mare in burrasca.

I signori Guerini, disse Elisa guardando dalla finestra; mio Dio, che disordine che c'è qui! soggiunse guardandosi intorno. Non è nulla, disse Maria, è il disordine che c'è sempre in una stanza dove si studia e lavora; io non mi confondo per così poco, sei tu che hai fatto tutto questo disordine tagliando i vestiti per la bambola.

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