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Aggiornato: 28 giugno 2025
Finalmente quando essi si mossero, anche noi, dietro di loro, ci siamo posti in cammino. Bisogna sapere che io ero con Mario, e davanti camminavano Vittorio e Carlo, i quali si trovavano più vicini alla comitiva dei Guerini.
Maria chiamò Vittorio, il quale si fece innanzi tutto confuso; la signora Guerini lo accarezzò, lo presentò al figlio, dicendogli: Spero che sarete amici, e il mio Alberto non si dimenticher
I ragazzi si misero a parlare tutti in coro e raccontare dei saltimbanchi che avevano veduto partire, di Polentina che avevano salutata, e poi di un cane, di Vittorio, dei signori Guerini; una confusione di discorsi che assordavano quelle povere ragazze, le quali non riuscivano a capir nulla e si turavano le orecchie.
I ragazzi erano confusi di trovarsi ancora amici, ma erano contenti, si guardavano in faccia e sorridevano. Un applauso salutò la fine di questo racconto. Era venuta a proposito la descrizione di un'officina; e quell'aver tutta la settimana pensato e discorso di lavori e di operai l'aveva reso più interessante. È proprio bello, disse il signor Guerini, e ve ne faccio i miei complimenti.
Vittorio poi, che aveva la passione delle macchine, e diceva che avrebbe voluto fare l'ingegnere meccanico, era lietissimo di quella passeggiata e la considerava come una vera festa. Passando da villa Guerini chiamarono i loro amici, e trovarono che il signor Guerini in persona voleva accompagnarli e far loro gli onori del suo stabilimento.
Ad un certo punto videro un gruppo di ragazze guardare attentamente per terra; Elisa, che era molto curiosa, si avvicinò a quel gruppo composto della signorina Guerini, l'istitutrice, e di una loro amica, ma appena si accostò, le altre se n'andarono senza salutarla, ed essa si trovò davanti ad una biscia morta che faceva ribrezzo.
Egli raccontò che la bella villa sulla collina apparteneva ad una famiglia di ricchi industriali, che portavano molto vantaggio al paese perchè avevano una grandiosa fabbrica laggiù nella valle, che dava lavoro ad un gran numero di operai, e poi perchè spendevano molto, e il signor Guerini, proprietario della villa e della fabbrica, non dimenticava nè i poveri nè la chiesa, anzi avea regalato a sue spese un nuovo organo.
Dette queste parole, don Vincenzo licenziò gli operai i quali stettero tutto il giorno formando dei crocchi in mezzo alla piazza, incerti su quello che dovessero decidere. I signori Guerini incominciarono a sentirsi più tranquilli.
Ha ragione; bene! gridarono tutti quegli operai, facendo eco alle parole del loro compagno. Adagio, disse don Vincenzo, qui si va fuori del seminato; tutti quelli che mi hanno chiesto dei soccorsi, sono stati esauditi, anzi la signora Guerini mi d
I Morandi s'erano infatti avviati verso la villa, ma Maria volle passar prima dal paese per sentire se le voci che correvano fossero esatte e per avere il piacere di confermarle ai signori Guerini. Traversarono il villaggio in mezzo ai crocchi d'operai che ragionavano tranquillamente, contenti anch'essi d'aver presa una decisione.
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