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Aggiornato: 2 giugno 2025


Ora, questo pochissimo appartiene tutto alla così detta pittura di genere, salvo due o tre quadri che appartengono alla gran pittura.... degenere. Parlo liberamente, perchè non ho peli sulla lingua; e cui non piace mi rincari il fitto. Un valente artista italiano, che ho incontrato l'altro nella sala di belle arti della Grecia (un altro paese, che non è tornato ancora all'altezza del nome), mi diceva pietosamente che nei quadri italiani si vede lo studio, l'indagine, la ricerca del vero, il desiderio di trovare una strada, mentre in altre scuole, gi

Come in quella Grecia, a cui per tanti lati somiglia la patria nostra, si dimenticavano le mutue nimicizie per convenire ai giuochi in Olimpia, così l'umore allegro dei Toscani li raccoglieva alle splendide feste, onde solevano spesso ricrearsi le diverse citt

Era sazio di vedere scorrere sangue umano. Volle vedere le corone d'oro che aveva portato dalla Grecia. Erano milleottocento, di grande valore. Le maggiori decorazioni, i premi più rari, dei quali disponeva la patria del bello. Neppure la vista di quelle corone lo appagò. Non gli sembravano un premio adeguato al suo canto.

13 Partì fra gli altri un giovinetto, figlio di Clitemnestra, la crudel regina, di diciotto anni, fresco come un giglio, o rosa colta allor di su la spina. Questi, armato un suo legno, a dar di piglio si pose e a depredar per la marina in compagnia di cento giovinetti del tempo suo, per tutta Grecia eletti.

Depretis in quello stesso momento strangolava con pessimo contratto le ferrovie italiane, e Robilant mandava le navi dell'Italia risorta a minacciare la Grecia, che aveva dato un balzo sotto il calcagno del Sultano.

La Grecia, santa di ricordi e speranze, e chiamata a grandi fati nell'Oriente Europeo, è or troppo piccola per essere iniziatrice.

Desidero di avere sulla mia pietra o croce il solo mio nome e cognome e le sue parole: Tout ce qui finit est si court. Allez toujours. 5 e 6 febbraio. S'io trovassi un compagno, andrei in Grecia volontario, giacchè qualche garibaldino si muove da Milano. Insegnerei a' miei parenti ed amici ch'io sprezzo la vita!

Voleva cantare e godere. Ma quel sogno? Non ci volle più pensare. Sbadigliò e chiuse di nuovo gli occhi al sonno. Si destò quando lo volle Giove suo padre. Accorsero servi ad indossargli la tonaca di porpora, a gettargli sulle spalle il manto imperiale, a cingergli il capo della corona di alloro, che si era guadagnata nella Grecia. Uscì di stanza.

Erano perciò andati a Parigi, ma proseguendo assai presto per Madrid, per Lisbona, per Londra; erano stati a Brusselle, a Monaco, a Vienna, a Berlino, ma spingendosi tosto a Stoccolma, a Pietroburgo, a Mosca. La Grecia, divina nelle sue memorie, vero balsamo a tutti i mali dell'anima, aveva poi la miglior parte del tempo loro.

Niso ed Eurialo nel Lazio, Damone e Pizia a Siracusa, Oreste e Pilade in Grecia, Castore e Polluce in cielo.... Mitologia, tempi eroici, bellissime cose! Ma di presente tutto è mutato! Lorenzo Salvani sorrideva sempre. Il sorriso era stampato, Siam per dire, sulle sue labbra, a dissimulare l'interno affanno, come dissimula il volto una maschera di carnevale.

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