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Aggiornato: 6 giugno 2025


Non dirò parola ad anima viva. Berto fece un cenno con la mano; qualche coppia passava, dirigendosi al salone da ballo e chiacchierando; alcuni cavalieri sopraggiunsero, diedero un'occhiata, videro la sala vuota e se ne andarono di nuovo. Ha notato, contessina, che stasera non c'è Flopi? riprese Berto con la sua voce più melliflua, piano piano. Non ho notato nulla! rispose Giselda bruscamente.

Tua madre ha ragione, dichiarò il conte Roberto, per tornare all'argomento. Ella vorrebbe che tu sposassi quella piccola Giselda, la Fioresi.... Ma se non mi piace! esclamò Filippo. Non ti piace, non ti piace!... È impossibile che non ti piaccia; una ragazza come la Fioresi deve piacere a un uomo di buon gusto.

Ecco qua una piegolina sull'angolo della carta, che vorrebbe dirmi «signora Giselda, sono venuto, non c'eravate, a rivederci un altro giorno, la mia visita è fatta, mi son levato un peso dal cuore». Quante cose in una piegolina! notò sarcasticamente Ariberti. Io non ce le ho messe davvero.

, la casa di Flopi. Egli vive solo, ora; voglio dire non vive a palazzo. Ha un bellissimo appartamento sulle Zattere.... Con la bellissima compagna! concluse Giselda, che si lasciò sfuggire una risatina troppo stridula per essere sincera.

Giselda fu pronta ad intromettersi; domandò a Maria, abbracciandola, che idea balzana le fosse girata pel capo; pregò Ariberti a non far caso di quello scherzo; aggiunse che portava volentieri quei fiori dei boschi, che le ricordavano i begli anni d'infanzia; insomma, tanto disse e fece che la nube fu dissipata e il temporale si chetò alle prime gocce di pioggia.

Berto Candriani rattenne un ghigno di malizia, ma Giselda lo indovinò più che non lo vedesse. Mi dia il braccio! ella soggiunse a Filippo. Facciamo un giro, lontano da questo re che non mi piace! Filippo le diede il braccio e s'avviò presto con lei fuori della sala. Ha ragione se non le piace quel re, disse. Perchè pensava che io non sarei venuto stasera?

Ma io non comprendo perchè Flopi debba lottare coi parenti, osservò Giselda. Lotta per che, per chi? Bah, esclamò Berto Candriani, arricciandosi i mustacchi con studiata espressione di mistero. Affari riservati! Non dimentichiamo che lei è una signorina.

Torniamo al fatto. La storia di Giselda era semplice e poteva compendiarsi in poche parole. Figlia ad un colonnello dell'esercito austriaco, non ricco, e morto da molti anni, la giovinetta era stata educata signorilmente. Era piaciuta ad un giovine di Pest, figlio del padrone della casa in cui la fanciulla e la madre abitavano.

Come Dio volle, la tortura morale a cui era stato sottoposto per quasi tre ore il nostro eroe, giunse al suo termine. Giselda ebbe tre chiamate al proscenio; molto contrastate, è vero, ma le ebbe, e tutti giornalisti teatrali potevano oramai registrarle per sei nel libro della gloria, tenuto da essi accanto a quello degli abbonamenti.

Giselda si alzò a guardare, appoggiandosi lievemente alla poltrona di Berto; attraverso due fori, che corrispondevan dall'altro lato agli occhi d'una gigantesca cicogna, si vedevan benissimo il resto della sala e la porta dalla quale dovevan passare le coppie. Giselda diede in una risata. Ma quando ha fatto questo lavoro? domandò.

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