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Nella sera di quel giorno medesimo, che era un giovedì, il celebre dottor Q... tornò a far visita al cieco, ed avvertì il suo collega che l'operazione si sarebbe potuta fare il sabato, se egli non avea nulla in contrario. La clientela del dottor Agenore non avea fortunatamente nulla in contrario, dunque il dottore Agenore nemmeno.

Oh Maria, s'egli ne amasse un'altra? «Io dissi che tutte le mie paure sono affatto prive di motivo; ed è vero, pure c'è una data nella mia mente alla quale non posso a meno di porre il principio del suo cambiamento a mio riguardo. Tre giorni dopo la tua partenza, al giovedì, eravamo alle Cascine; era tardi, il mondo elegante aveva gi

Otto giorni fa, proprio l'altro giovedì, ti avevo parlato di trenta lire.... Tu sogni. Mamm

Si combinò uno scambio di libri per l'indomani, e fissarono d'incontrarsi il venerdì prossimo, mentre lei sarebbe andata a piedi dalla Prefettessa. Venerdì?... Brutto giorno! pensava Lalla che era superstiziosa; ma poi dovette cedere, perchè sabato era troppo tardi per Giacomo, e giovedì troppo presto per lei.

Giovedì alle quattro, nel tornare al palazzo, il conte Tomacelli vide il duchino di Zagarolo, che passeggiava sotto le finestre, tenendo una rosa in mano, nella posa classica d'una Primavera di gesso. Il conte Tomacelli, il quale è un uomo che non ischerza, entrò in casa e disse alla contessa: Vogliamo andare a far due passi?

Non la lasciai finire; risposi: Signora mia, non ho intenzioni di nessuna sorta, buone cattive; e quand'anche le avessi e onestissime, le mie condizioni finanziarie mi impedirebbero di manifestarle; so il mio dovere di galantuomo. Che cosa dovevo dirle? Sua figlia è brutta, antipatica, ed io non frequento i suoi giovedì per lei, ma per un'altra persona?

Una volta infuso questo convincimento, non erano più necessari i fatti per confermarlo lo scopo di divertire era ottenuto. Comunque fosse, il Carnevale del 1866 non era meno animato degli altri, e nelle prime ore della sera del giovedì grasso, la popolazione si era versata sulle strade a torrenti.

Una nota del Marzo 1799 in Villabianca ci fa sapere che per la guerra di Napoli il Re era servito da due pacchetti accompagnati da fregate e navi da guerra che da Palermo andavano a Livorno, «luogo di correria per l’Europa». La posta partiva ogni quindici giorni, di giovedì. La lettera pagava in ragione del suo peso e della distanza che dovea percorrere.

Giovedì 1.º maggio. Prima di giorno si suona la sveglia e così per le sei il bagaglio è partito e noi ci incamminiamo in coda a lui. Ci eleviamo passando di altura in altura dove la vegetazione non è gigantesca ma abbondante. Ulivi, euforbie, ficus predominano, poi molti cespugli ed arbusti fra cui eleganti gelsomini che coi loro fiori profumano l'atmosfera. In alcuni punti la via è molto erta e ingombra da pietre e rami che la attraversano. È un continuo muover di gambe e inchinarsi per non rompersi le ginocchia o lasciare un occhio infilato a qualche spino. Giunti all'estremo di un breve altipiano ci si presenta sotto una vastissima pianura che raggiungiamo, costeggiando le alture che da est ad ovest la circondano, e vi facciamo l'incontro di una grossa carovana che dalla provincia di Wolkait porta in Adua seme di cusso, cotone e scemma fatti, avvolti in stuoie o in pelli da bue. Alle otto passiamo il piccolo villaggio di Bellés che prende o d

Faranno vent'anni, e un giovedì di quaresima, tre scolaretti maninconiosi, erano andati a quel convento ruinato, col proposito di rubarvi un teschio: avendo udito alle prediche di quei giorni, che niuno ornamento migliore, e nulla di meglio contro il peccato potesse avere in camera un giovinetto.