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Aggiornato: 9 maggio 2025


Ora teneva il mento piegato su le mani congiunte. Ne’ suoi capelli oscuri, scintillanti, entrava, s’impigliava, come una lieve sciarpa, il fumo. Era tardi; si udiva dalle sale contigue il rumore ubbriaco d’altre cene. Scendevano giù dallo scalone, i giocatori, con le tasche ripiene d’oro; altri, perseguitati dalla disdetta, lugubri, con facce sparute. Bevevano, arsi, avidi, senza sete. Nel vino affogava l’irritazione, la vergogna del denaro male usato. Era tardi. Le donne, le prostitute, ormai stinte, spettinate, accentuavano, vicino all’ora della coltre, la eccitata loro femminilit

I giocatori che vi s'ingolfavano, impazienti di raggiungere i loro posti, avidi di guadagno, ignoravano o dimenticavano i più elementari doveri di cortesia: si affollavano, si sospingevano, si urtavano, come impazzati: io le cedetti il passo e trattenni coloro che mi stavano dietro, reggendo la bussola.

Come mai? chiedeva ostinatamente Drollino a stesso. Finalmente ebbe termine la partita, ed i giocatori entrarono tutti nel botteghino, che si riempì subito d'un denso fumo di pipe, e dell'eco di grossolane esclamazioni, di parolaccie, di sguaiati scoppi di risa. I vincitori facevano gazzarra, ma il vinto era anch'esso di buonissimo umore e rideva, più rumorosamente degli altri.

Tra i molti e bei tipi di giocatori che conosco, uno dei più singolari è il commendatore Leopoldo Bonicelli, bolognese, capo-sezione ai ministero della guerra. Tutte le sere, dalle nove alle due dopo la mezzanotte, egli va a giocare in casa del generale Gandolfi, appassionato cultore anche lui del picchetto e dell'écarté.

Il suo braccio nudo impolverava leggermente la mia manica nera; una gran folla si muoveva; il denaro pesava sul tappeto, esagitava le convulse anime dei giocatori; dai lampadari d’ottone oscillanti sopra i tavolieri cadeva su noi, su tutti, una opprimente fiamma un alone caldo, una specie di rossa eccitabilit

Meli, che più volte alluse all’ingrato tema, vi lasciò cadere in arguti terzetti la sua urbana satira, descrivendo i giocatori in gara nell’assalire il più potente tra loro: ³²² Bando, e Comandamento d’ordine dell’Ecc.mo Sig. D. Domenico Caracciolo ecc. Vicerè, 10 gennaio 1785.

E qui, nelle notti scure e rigide d’inverno, quando il vento vi fischia sinistro, par di sentire come cupi gemiti di sepolti vivi e strida orribili di torturati e mormorii confusi ed imprecazioni feroci di giocatori al Lotto, interrotte dal monotono battere dell’immenso orologio, nel quale il poeta Meli ravvisò la grandezza dell’occhio di Polifemo.

Quando finisce il gioco in casa Gandolfi, il commendatore Bonicelli, non ancora sazio, va a passare il resto della nottata al Club nazionale, con giocatori incorreggibili della sua specie e vi resta, certe volte, fino alle cinque del mattino.

So' tre punte o no?!... So' ddì punte! Nu poco 'e silenzio! (i giocatori tacciono; Peppe si rivolta a don Gennaro) Dunque... pe ve fa capace a buie... io stevo comme si fosse int'a na cantina 'a Sanit

Per un pelo il Bersi fu per abbruciarsi le ali alla fiamma di questa candela più luminosa che ardente; e ora si sentiva in obbligo di avvertirne Ezio Bagliani dalle ali più leggiere. Ma pare che questa volta il giuoco di far saltare il fuoco nelle mani finisse col danno dei giocatori.

Parola Del Giorno

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