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Aggiornato: 13 giugno 2025
Anch'io userò il vecchio paragone: il porto è tutto una selva nella quale i venti vogliono i loro giochetti, ed ecco le vele triangolari, le quadre, quelle che tornarono sbrandellate, il fumo dei tubi ritorti, e i tubi sbiecati. Come hanno giocato in alto mare!
Costui era un Francese, avvocato a Nimes, piccolo di statura, molto largo di spalle, con la cravatta nera svolazzante, come usano i poeti che fanno il bardo nazionale nei cabarets di Montmartre. Egli ora tormentava la sua amante, incolpandola di aver giocato male.
Beatrice, seduta presso di lui, ha dinnanzi un cestino da lavoro e nastri e pezzi di mussola, e, ascoltando, cuce. Signora Renzi Avete giocato? Brambini Sissignora, ho mossa questa pedina. Signora Renzi Ah! va bene. Mario Ma tutto era a posto. Si entrò ansiosi nella camera della signorina Margherita, una fanciulla sui diciassette anni, e la si trovò convulsa e piangente.» Beatrice
Non ho giocato; non ho fatto nulla di scorretto o di disonorante. Il denaro mi è stato lasciato egli s'avvide che le esili spalle erano immobili, rigide nell'attesa da una... da una vecchia persona, a cui ho potuto essere utile. Questa persona è morta e mi ha lasciato tutto il suo patrimonio. L'ho meritato. Sono stato molto buono per lei... Le spalle ondeggiarono in un profondo sospiro.
Nancy e Valeria dissero «rosso» e «nero», a caso, come saltava loro in testa; e Aldo giocò il sistema, puntando degli scudi immaginari, e raddoppiandoli secondo le regole del De Cesari. In meno d'un quarto d'ora, dimostrò che aveva guadagnato quasi duemila lire. Allora fu deciso ch'egli sarebbe andato a Montecarlo e avrebbe giocato il sistema e niente altro che il sistema.
S'era giocato colle stesse trappole ai tempi della buona zia di Valmadrera, che gli voleva un bene dell'anima come a un suo figliuolo. A quei tempi i topi si lasciavano ancora pigliare.... Trovato un capitaletto, aprimmo la bottega di ombrelle in Cordusio, all'insegna dell'Ombrellino rosso e gli affari non andarono maluccio.
Paolino trasse un fiato. Rientrò nell'osteria e ricominciò una partita col padrone. Questi era di cattivo umore; forse desiderava una rivincita. E fortunatamente la ebbe. Paolino dovette far mettere in conto un terzo litro, buttò le carte in un cantuccio, protestò giurando che non avrebbe più giocato in eterno e quindi partì mezzo ebro. Doveva viaggiare, altro che storie! lo lasciassero in pace. Mica tante noie, mica tante curiosit
Donde quel cambiamento improvviso? Il suo amico Filippo aveva egli vinto per avventura una quaderna ai lotto? Ma perchè la cosa fosse andata a quel modo, sarebbe stato mestieri che Filippo avesse giocato; e la supposizione, per dirla col frasario dei filosofi, non faceva che allontanare la difficolt
Senti, Macario mio: mi dovresti fare un gran favore: ho giocato e ho perso sulla parola.... Non mi parlare di queste faccende! Se non m'aiuti, parola, mi brucio le cervella. Macario pensò: E se, per cominciare, buttassi via dei quattrini? Poi, come uno che prenda una risoluzione, chiese al cugino: Meno ciarle: quanto t'abbisogna? Diecimila lire. Corbezzoli!
Fa così! Non far così! Perchè hai giocato! Perchè non hai giocato! Te l'ho detto io!... Vedi!... Lo sapevo!... E ad ogni tavola, li aspettava spettro invisibile la «guigne»! La guigne, allegra e maligna, toccava il braccio di Nancy e le spingeva la mano nella direzione falsa, le sussurrava all'orecchio i numeri sbagliati.
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