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Aggiornato: 30 giugno 2025


Sono presso all'orlo dello abisso due... braccia... un braccio... tremendamente atterrito stendo una mano al ciglione, getto il nido, e con l'altra mi aggrappo convulso, e bene mi avvisai; imperciocchè i miei fratelli, appena ebbi mostrato il capo, lasciassero la fune, e fuggissero via urlando da spiritati: pure, come Dio volle, ne uscii a salvamento, e mi gettai avvilito sopra la neve.

Io mi gettai nell’angolo oscuro del focolare, li vidi traversare la cucina, sentii tirare il chiavistello della porta di fuori e una canzonaccia rauca e trascinata mi annunziò che il briaco era all’aperto nel gran silenzio notturno della via.

Mi gettai nelle braccia di Raimondo, salutai ancora una volta delia, e partii.

Feci due o tre note false; egli mi corresse; la vergogna mi paralizzò la voce; gettai la musica sul pianoforte, fuggii all'altro capo della stanza, sedetti ad uno scrittoio colle braccia sovr'esso ed il capo sulle braccia, e scoppiai in pianto.

Visitai quel Museo col signor Gonzalo Segovia e Ardizone, uno dei più illustri giovani di Siviglia, e vorrei ch'egli fosse ora qui, accanto al mio tavolino, per testificare con una noticina firmata che nel punto ch'io fissai gli occhi su quel quadro, lo afferrai pel braccio e gettai un grido.

»All'annunzio di quell'immensa sciagura, corsi nella mia camera mi gettai sul letto, piansi disperatamente, e giurai, che tutta la mia vita sarebbe un olocausto d'amore alla memoria di quell'uomo adorato...!

E, pur combattendo dentro di me, gettai un'occhiata sul sofferente; e osservai e conobbi la profonda alterazione avvenuta ne' suoi lineamenti. Soffocato dall'angoscia, avrei voluto gridare: «È questo mio fratello

Gettai uno sguardo di desiderio su quelle campagne della Provenza, che avrei pure voluto visitare. Ero attorniato da provenzali, e la loro antica favella mi destava mille ricordi sulla loro storia, sulla loro civilt

Lo credo. Per qualche istante rimasi silenziosa, poi mi rivolsi piangendo a colui. Insensata! credevo di commoverlo; mi gettai a' suoi piedi: Riconducetemi a casa, esclamai; Dio vi benedir

Io congiunsi le mani in atto di preghiera, essa mi guardava fisso, e pareva che mi dicesse: t'aspetto. Le feci cenno che sarei ritornato, e andai non so dove a prendere una scala di corda. La scala aveva da un lato due ganci, che gettai sul balcone. La contessa Savina non si prestò, si oppose; essa aspettava sempre pallida e immobile.

Parola Del Giorno

serafica

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