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Il fanciullo siede in capo della tavola sovra uno sgabello elevato; parla, ride, canta, gesticola, mette in evidenza, durante e dopo il banchetto, tutte le sue doti fisiche e intellettuali quindi, i parenti e gli amici si ritirano, discutono, qualche volta si accapigliano; ma alla fine, il nome vien messo ai voti e imposto al fanciullo tra i brindisi, i canti e le danze, che durano ordinariamente fino allo spuntar del mattino.

Frattanto, sul palcoscenico le cantilene si succedono e si rassomigliano. La più parte sono sciocchezze, senz'altro sugo che quello di un doppio senso fatto abilmente capire, o dalla bellezza, o dalla grazia, di chi canta e gesticola; bene inteso, se chi canta e gesticola appartiene al «devoto femmineo sessoLe voci, per solito, si fanno desiderare; gli abbigliamenti sono elegantissimi e spesso anche limitatissimi. Intorno alla cantante, o al cantante, sedute su certi canapè, come in un salotto e durante un concerto di societ

Maria ride, si agita, coricata sul letto, gesticola colle belle gambe nude tornite che lancia freneticamente da tutte le parti. E' un temperamento isterico di bambina viziata, tutta bizzarrie, capricci, scatti nervosi incomprensibili e assurdit

Non lo capiva, Ulrich. .................................................................. .................................................................. Ora quando la luna piove la sua luce pallida nelle viuzze di Nuremberg, dove tutti dormono, un uomo corre e gesticola, oppure siede in terra e guarda il cielo. Ma le sue dita si agitano come se lavorassero intorno a misteriosi congegni.

È l’alma affranta, è vuoto il cuore, la vita è infranta, il mondo muore. Siam fanciulle... sbadiglianti... d’aria e luce circonfuse.... La natura par che canti: «Disilluse! disilluse!...» Clea Fleno La conduttrice delle Disilluse dorme il sonno della noia.... Gesticola.... Sta sognando.... Clea Ape molesta va via di qua. Fleno Dorme e par desta. Clea Ah! se ne va. Fleno

Ne sboccia l'ormai immancabile prodigio. Cosa è questo gridio di folla? Usciamo dalla mensa. Sensazione di sommossa. Tutti corrono. Redarguisco due sergenti che fuggono davanti a un pericolo inspiegabile. Sassate fitte piovono su noi. Risacca di bambini e donne urlanti. Entriamo nella vasta piazza erbosa e vuota davanti al palazzo Estense. In fondo, vicino alla porta ducale, gesticola un pazzo.

Verso la Garita siede maestoso in alto un uomo che narra e gesticola e con un bastoncello in mano in forma di furberta trincia in aria dei segni, o combatte corpo a corpo nemici che non ha. Egli è un contastorie, che sa tutte le leggende di Rinaldo, di Carlo Magno, d’Orlando, di Calloandro, di Guerino.