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Aggiornato: 23 giugno 2025
Oh, non tanta furia! Tu non hai bisogno di andare dallo speziale per questo. Fa a modo mio; abbandonati all'ignoto. Non chiedere mai a te stesso: «che cosa debbo io fare quest'oggi, per passar mattana?» Vedi, Fenoglio; io non mi sono mai così divertito, come un giorno che uscii di casa nell'intento di annoiarmi. Lascia operare il caso. Passi per una strada? Non isvoltare alla solita cantonata; va innanzi. L
No certo, io non pretendo tanto. Or bene? che colpa puoi tu fare a me, se ho sposato la tua leggiadra e nobilissima cugina... se un matrimonio clandestino.... Ma, signore... entrò a dir Laura con aria turbata. Or bene? disse voltandosi a lei, Roberto Fenoglio. E i pieni poteri?
E dicendo queste parole, le quali arieggiavan assai più il madrigale che l'invettiva, Roberto Fenoglio fe' il doppio gesto di un uomo che vuol turarsi gli orecchi. Era grazioso in quell'atteggiamento, il nostro mandarino posticcio; e la signora, quantunque il momento non fosse da ciò, non potè rattenersi dal ridere.
Ora tu m'hai veduto ed udito; non ho fatto altro che dire A-ing-fo-hi, che in cinese, io credo, significa: son molto lieto di vedervi. E i tuoi convitati, soggiunse ridendo Felice, ti hanno trovato compitissimo. Roberto Fenoglio si lasciò cadere con aria stanca sul canapè. Tu mi consoli, amico! diss'egli, dopo un lungo sospiro. Morrò almeno contento dell'altrui contentezza. Che diamine dici?
Roberto Fenoglio chinò il capo e lasciò cader le mani penzoloni lungo i braccioli della scranna sulla quale era venuto a sedersi per cominciare il suo dialogo. Tutte così, le donne! esclamò egli, sospirando. Tutte così, voi dite? e perchè di grazia?
Roberto Fenoglio, come vi ho detto, era rimasto sdraiato sul suo canapè; un soffice canapè foderato di velluto, dal quale io, se ci fossi stato, non mi sarei mosso neanco per andare a nozze, e metto pegno non vi sareste mosso voi, cortese lettore, neanco per mandare a comperare il libro che mi d
Felicino Magnasco entrò coll'aria più impacciata che vi possiate immaginare, e ne aveva ben donde. Roberto Fenoglio non lo era meno di lui. Oh, buon giorno, Felicino! esclamò egli, senza sapere che cosa si dicesse. Che buon vento ti porta quassù? Come va la salute? Bene, grazie; e la tua? Optime, Felicino, optime; e che cosa mi frutta una tua visita così mattiniera? Ah sì!... rispose l'altro.
Chi è questa donna che sale, o, per dir meglio, che vola, sfiorando appena del piede e del lembo della sua veste gli scalini, e si ferma, si rannicchia spaurita, tremante, ansante, sul pianerottolo, vicino all'uscio semichiuso di Roberto Fenoglio?
Io dunque verrò da te alle dieci: ti vesti, andiamo ad asciolvere insieme, e poi, a piccoli passi, verso il tempio della diva. Addio, dunque, e rammenta i miei consigli.... Abbandonarsi all'ignoto.... disse Fenoglio. Sicuro; soggiunse Magnasco, lasciare operare il caso.... E ragionar co' piedi; conchiuse l'altro.
Sicuro, ho fatto un matrimonio clandestino; ma ora l'abbiam propalato; tutti gli amici, i parenti, Genova tutta lo ha da sapere. Così dicendo, Roberto Fenoglio si volse a guardare la sua improvvisata met
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