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Aggiornato: 12 maggio 2025
»Il marchese suonava l'aria del meco tu vieni quell'aria, che era stata l'ultima espressione di amore e di piacere nelle braccia di Adolfo. Mia madre, interpretando a suo modo la mia commozione, insisteva per ottenere da me una formale risposta. Il sì tremendo mi uscì dal labbro... Ella uscì precipitosa per recarlo al marchese... Fatalit
Io era colpito dal fulmine. Pronunciando quel nome, Baccio mi aveva rubato, tradito, assassinato! Io che sognavo nello sconosciuto, nell'innominato di Zugliano, un fantastico personaggio da romanzo a sensazione, un grande colpevole o una grande vittima costretta dalla fatalit
Eccola in mezzo alle sue chiome splendide, come l'Angiolo della luce, nel giorno della maladizione, vide il serto di raggi che gl'incoronava la fronte disperso ai suoi piedi. Quante cure, o dalle sue mani stesse, o dalle altrui avevano ricevuto cotesti capelli? Come, ed in quante diverse guise, non sapeva ella acconciarsegli intorno alla testa? I poeti celebrando quella chioma nei loro canti, l'avevano detta più degna assai che quella di Berenice di splendere tramutata in astri per le volte dell'empireo. I più bei fiori la inghirlandarono, contenti di alitarvi sopra l'ultimo sospiro di profumo. Le gemme, forse esultando nel premerla, scintillarono più luminose. Amore pareva averla lisciata con le sue ale... E tutto questo dove aveva da finire? Per essere recisa dalla mano del carnefice. Fatalit
Era una fatalit
Non posso adoperarlo. Una fatalit
La gioia di mia madre, più sincera, non la si può descrivere. Volea fatalit
Ancor questa fatalit
Ritornando al mio tema delle discordie italiane, io non accennerò ad individui, poichè più che a coloro che parzialmente reggevano le sorti del nostro paese, nel 48 e nel 49, debbasi attribuire la colpa alla fatalit
«Perchè dunque colei mi fece capire che non le ero indifferente? Perchè, invece di rafforzare la mia paura di offenderla, le sue parole, i suoi sguardi, i suoi stessi silenzii mi spinsero alla confessione? E quando io non potei più frenarmi, quando le ebbi fatto leggere nell'anima mia come in un libro, sa Ella la risposta che mi diede? «Mio Dio!... esclamò, che cosa ha fatto!» Dunque ella aveva paura? Dunque mi amava!... Quale altra interpretazione potevano avere quelle parole?... No, ella non aveva ragione di temere; io non le domandavo nulla che non volesse accordarmi ella stessa. Che cosa mi rispose ancora? Che solo così poteva essere amata, come una sorella; che una fatalit
C'è qualche cosa che è sempre più forte di noi, amico Cresti: e se il nome di Dio la offende in questo momento, ebbene la chiami pure fatalit
Parola Del Giorno
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