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Il Papa udita la pace per rovello ne infermò a morte; quando gli ambasciatori gliela portarono egli raccogliendo le forze estreme con irosim accenti proruppe: «che pace! che pace! questa è ignominia, è vergogna; io non posso approvarla, non benedirla.» E poichè gli andavano persuadendo essere ormai cosa conchiusa, e sempre degna la pace tra cristiani della benedizione di un Papa egli levata dalle fasce la mano gottosa fece atto che taluno prese per benedizione, ed altri per maladizione, ci fu modo a chiarirlo, imperciocchè senza profferire parola il giorno dopo morì più che per altro per rabbia di vedere in pace questa mìsera Italia cui egli aveva così scelleratamente lacerata.

Eccola in mezzo alle sue chiome splendide, come l'Angiolo della luce, nel giorno della maladizione, vide il serto di raggi che gl'incoronava la fronte disperso ai suoi piedi. Quante cure, o dalle sue mani stesse, o dalle altrui avevano ricevuto cotesti capelli? Come, ed in quante diverse guise, non sapeva ella acconciarsegli intorno alla testa? I poeti celebrando quella chioma nei loro canti, l'avevano detta più degna assai che quella di Berenice di splendere tramutata in astri per le volte dell'empireo. I più bei fiori la inghirlandarono, contenti di alitarvi sopra l'ultimo sospiro di profumo. Le gemme, forse esultando nel premerla, scintillarono più luminose. Amore pareva averla lisciata con le sue ale... E tutto questo dove aveva da finire? Per essere recisa dalla mano del carnefice. Fatalit

"Buonaparte! nota bene che io la prendo larga: Buonaparte, da quell'uomo di vasti concetti ch'egli era, intese convertire i mari in deserti, e farvi perire la odiata Inghilterra, come Palmira o Tebe dalle cento porte. La Inghilterra vinse, ma il suo nemico la lasciò ferita a morte nelle viscere. Buonaparte periva, dacchè le vite degli uomini sono corte, ma quelle dei popoli prima di morire si dibattono in lunga agonia: le ossa di Buonaparte ora dormono in Francia, ma la sua maladizione rode i precordii della Inghilterra come l'acqua tofanica. Adesso, figliuolo mio, vuoi tu sapere chi vinse Napoleone, chi fece capitare male lo smisurato suo concetto del blocco continentale? Noi altri tarli. Ridi? A torto ridi; chè molto minore cosa che non siamo noi muove guerra alle citt

CORONA. In creder alcuno dir male a bon fine. PAOLA. Che male dice? CORONA. Non voglio parlarne. PAOLA. Perché? CORONA. Temerei di qualche maladizione. PAOLA. Or su confortati, figliuola, ché al poledro fu sempre concesso puoter fin a doi capestri rumpere. «Iuvenile vitium est, regere non posse impetum». SEN. CORONA. Non rumpa giá lo terzo.

Ora la tua partita giova a me e ai figli miei: un giorno gli educai sotto le mie fronde, adesso la mia ombra toglie loro il sole:... velenose sono le rugiade, che cascano da me: andiamo; devo benedirli, o no? Vorrei... e non ardisco... No... chè le mie parole potrebbero, prima di scendere sul capo loro, convenirsi in maladizione. Vita acerba, morte miserabile, memoria aborrita.