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Aggiornato: 15 giugno 2025
Per essere alla fine d'agosto, era una giornataccia impossibile, con rovescioni di pioggia che facevan paura, accompagnati da un ventaccio uggioso, che non permetteva neppure di tener le finestre aperte. Andare allo stabilimento dei bagni, manco a pensarci. Gi
E passò sulle mie spente membra il sinistro orror della rivolta. Ebbi un piccolo viso di sognante bambina, bronzeo sotto il nero casco dei ricci. Modulai nel gergo basco le canzoni del vento e delle piante. Due stracci in croce mi facevan bella; il mio fiato sapea di fior silvano; per un soldo, nel palmo della mano, lessi la buona e la mala novella.
La più bella di tutte le più belle Andaluse, non solo di quelle vedute a Cordova, ma di tutte quelle che vidi poi a Siviglia, a Cadice, a Granata; una ragazza, mi si lasci dir la parola, tremenda, da far fuggire, o commettere qualche diavoleria; uno di quei visi che facevan gridare: oh povero me! a Giuseppe Baretti, quando viaggiava in Spagna.
Poiché tra lor ragionato s'avea di quel che giova al viver nostro e nuoce, Galerana il rosario fuor mettea ed ambidue si facevan la croce: l'uno intuonava e l'altro rispondea, insin che lor poteva uscir la voce. Poi Galerana a letto si mettia; Uggeri salmeggiando andava via.
E qui ci facevan l'onore d'immedesimarci coll'esercito condotto contro di noi da Farini. Non giungendo le legioni d'angeli e fuggendo, a rompersi il collo, quelle dei cafoni, i nostri rimasero padroni assoluti di Sora, ove prima cura fu quella dei feriti e poi quella di seppellire i morti.
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