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Aggiornato: 17 giugno 2025
Sì, sì, sta bene; ma tutte quelle che mi hai noverate fin qui, non son donne di magistrati. Ci vengo. Anna Luscina, moglie a Fabrizio Luscino, pretore civile; io, io Marzia Atinia, moglie di Caio Atinio Labeone, pretor peregrino; eccotene due, donne di magistrati.
VIRGINIO. Faciamola entrare in casa tua, poi che gli è qui vicina, ché alla mia non la potrei far condurre senza farmi scorgere a tutta la terra. FABRIZIO. Che se consegliano quei rimbambiti, fratelli di Melchisedec? VIRGINIO. Facciamo in prima con le buone tanto che noi la conduciamo dentro; poi, per forza, la serraremo in camara con tua figliuola. GHERARDO. Che si faccia.
FABRIZIO. Gli spagnuoli. VIRGINIO. E adesso donde vieni? FABRIZIO. Di campo. VIRGINIO. Di campo? FABRIZIO. Di campo, sí. GHERARDO. Non ne sia fatto nulla. VIRGINIO. Oh sventurata a te! FABRIZIO. Questo sia sopra di voi. VIRGINIO. Gherardo, di grazia, mettiamola in casa tua, ch'ella non sia veduta cosí. GHERARDO. Non farò. Menala pure alla tua. VIRGINIO. Per mio amore, fa' un poco aprire l'uscio.
STRAGUALCIA. Quand'io son morto, fatemi un brodetto agli archi. FABRIZIO. Basta che, ne la prima gionta, questa terra mi piace assai. E a te, Stragualcia? STRAGUALCIA. A me pare un paradiso, ché non vi si mangia e non vi si beve. Orsú! Non perdiam piú tempo a veder la terra, ché la vedremo a bello agio. PEDANTE. Tu vedrai qui il piú solenne campanile che sia in tutta la machina mondiale.
STRAGUALCIA. Ah! ah! Non tel dissi io? VIRGINIO. Che è della mia figliuola? Díemela, ch'io la vo' menare a casa mia. E voi avete trovato Fabrizio? PEDANTE. Sí, ho. VIRGINIO. Dov'è? PEDANTE. Qui dentro, che ha tolto una bellissima moglie, se ne sète contento. VIRGINIO. Moglie, eh? e chi? STRAGUALCIA. Molto presto! Ricco, ricco! PEDANTE. Questa bella e gentil figliuola di Gherardo. VIRGINIO. Oh!
A ponte Fabrizio, Nullo ebbe alquanto più da fare; le forze papaline stanziate al teatro Marcello, al primo allarme dato dalle trombe dei birri, negli orti francescani, mossero verso il convento, e dopo di queste il battaglione che si trovava in Campidoglio.
LELIA. Sai che, dopo il miserabil sacco di Roma, mio padre, perduta ogni cosa e, insieme con la robba, Fabrizio mio fratello, per non restar solo in casa, mi tolse dai servizi della signora marchesana con la quale prima m'aveva posta; e, costretti dalla necessitá, ce ne tornamo a Modana in casa nostra per fuggir quella fortuna ed a viver di quel poco che avevamo.
L'AGIATO oste, FRULLA oste, PEDANTE, FABRIZIO, STRAGUALCIA. AGIATO. Oh gentili uomini! Questa è l'ostaria, se volete alloggiare. Allo «Specchio»! allo «Specchio»! FRULLA. Oh! Voi siate i ben venuti. Io v'ho pure alloggiati altre volte. Non vi ricorda del vostro Frulla? Entrate qua dentro, ove alloggiano tutti e' par vostri. AGIATO. Venite a star con me.
FABRIZIO. Che vuol da me? che ho da far né con voi né con lui? VIRGINIO. Ancor hai ardir di parlare? Di chi sei figliuola, tu? FABRIZIO. Di Virginio Bellenzini. VIRGINIO. Volesse Dio che tu non fusse! ché tu mi farai morir innanzi tempo. FABRIZIO. Innanzi tempo muore un vecchio di sessant'anni? Tanto vivesse ognuno! Morite a vostra posta, ché sète vissuto troppo. VIRGINIO. Tua colpa, ribalda!
Come senza dote? saltò su a dire Fabrizio un po' risentito. Se parli con lui, soggiunse il padre di Carlo, con mal dissimulata ironia, sua figlia è più ricca della signora B .
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