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Da via Giulia e sponda sinistra del Tevere i romani avviavansi a poco a poco, passando i ponti Gianicolense e Fabrizio, sulla sponda destra per la Lungara, la Lungaretta, via S. Francesco, sino a tutta Ripagrande, e per la una, ora destinata all'assalto, essi tutti stavano al loro posto, divisi, ma pronti a concentrarsi al primo segnale.

FABRIZIO. Chi è la tu' padrona? PASQUELLA. Tu lo sai ben, tu, chi ella è. In buona , che l'uno e l'altro s'è attaccato bene! FABRIZIO. Io non son però attaccato; ma, s'ella vuole, ci attaccaremo, e presto. PASQUELLA. Perché sète due da pochi. Vorrei esser giovine per potere ancor io tôrmene una corpacciata; e so che, s'io fusse in voi, avrei giá posti i sospetti e i rispetti da canto.

Quanto al general Fabrizio Tremolowski, gli era uno di quegli avventurieri, che portano la loro spada dovunque si combatte per la libert

Fabrizio Ma come c’entra tutto questo? Io non comprendo come voi, che, in fondo, siete un uomo assai intelligente, mi possiate chiedere sul serio ch’io sposi vostra figlia. Il suo caso mi sta a cuore più che non crediate. Le ho voluto bene veramente e ancora gliene voglio, ancora mi piace.... Mi separavo da lei per evitarle... guai peggiori.

AGIATO. E fate a mio modo, se volete star bene. Volete che si dica che voi siate alloggiati al «Matto»? FRULLA. È cento mila volte meglio il mio «Matto» che non è il tuo «Specchio». PEDANTE. Speculum prudentia significat iusta illud nostri Catonis «Nosce teipsum». Intendi, Fabrizio? FABRIZIO. Intendo. FRULLA. Veggasi chi ha piú osti: o tu o io. AGIATO. Veggasi dove van piú uomini da bene.

Delle sue pari, cosí ricche e cosí belle, in questa terra ne son poche. E vorrei che voi cavasse le mani di quel che s'ha da fare; ché andar dinanzi e di dietro, ogni giorno, e tôr parole e dar parole che dire alle genti, senza util tuo e con poco onor di lei. FABRIZIO. Che cosa nova è questa? Io non l'intendo. O che costei è pazza o che m'ha còlto in iscambio.

GHERARDO. Eh! Lasciate queste parole. Figliuola mia e sorella mia, non si risponde cosí al padre. FABRIZIO. Lascia andare i colombi, e' s'appaiano. Tutt'a due questi peccano d'un medesimo umore. E che bel caso! Ah! ah! ah! ah! ah! VIRGINIO. Ancor ridi? GHERARDO. Questo è un mal segno, a farsi beffe del padre. FABRIZIO. Che padre? che madre?

Mi fai ribrezzo!... Vorrei essere cieco per non vederti, vorrei essere sordo per non udire la tua voce. Fabrizio Vi prego, don Pietro.... Pietro Non parlo con voi, signor conte. Margherita Pietro

Solo perchè l'ho conceduta ai piaceri di quel gaudente, essa è così profanata da non poter udire dalla vostra bocca una parola di speranza? Ma non è venuta quella donna, ma Fabrizio è partito... e fosse anche venuta essa non è della vostra specie, voi, così nobile, così pura, essa... una femmina volgare, una cercatrice di avventure galanti... Che c'è di comune con voi?

STRAGUALCIA. Non anco. PEDANTE. Vien qua. Fa' motto al padron vecchio. Questo è messer Virginio. STRAGUALCIA. Èvvi passata la còllora? PEDANTE. Non sai ch'io non tengo mai còllora con te? STRAGUALCIA. Fate bene. PEDANTE. Or da' qua la mano al padre di Fabrizio. STRAGUALCIA. Porgetemela voi. PEDANTE. Non dico a me; dico a questo gentiluomo. STRAGUALCIA. È questo il padre del nostro padrone?