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Aggiornato: 17 giugno 2025


Sentite! esclamai Mi avete attratto da lontano, per via di una forza misteriosa. Non pensavo affatto di venire qui. Un impulso improvviso mi suggerì: Va' a Firenze! E sono venuto e vi ho veduta lo stesso giorno del mio arrivo, quasi fossi accorso apposta per voi. Sono rimasto qui unicamente per voi.... Rompete l'incanto; liberatemi! Siete una maga? L'amavo e la odiavo.

Lo sa? esclamai. Non tanto la cosa in , quanto il modo in cui sentivo che Topler l'aveva detta, mi fecero balzare il cuore di speranza. Sicuro rispose la signora. Il professore ha saputo tutto da una lettera che ricevette ieri mattina. Pare sia sottoscritta, ma da persona che prega di non essere nominata. Infatti il professore non l'ha voluta nominare.

Pensa male di me, crede che sia una pazzia di mescolarmi in questa cosa? Ma no! esclamai. Perchè diss'ella a casa mia lo crederebbero di certo. Però mi fido di Lei. In fatto non so come la cara giovinetta potesse avere fiducia in me che conosceva appena, e certo il suo atto non era conforme alla prudenza del mondo. Credo averlo giudicato anche allora, quando disse: mi fido di Lei.

Dopo il cerotto di Sant'Antonio, la via era aperta. Un giorno contemplando la mia signora che si svestiva allo specchio, esclamai: «Dio, che tesori! ma perchè devono esistere fanciulle clorotiche, smunte, senza l'onore di quel seno e perciò prive della venerazione degli uomini e della santa gioia della maternit

Sfinito, col respiro ansante, col viso livido di pallore, il professore teneva china la testa sul petto e gli occhi socchiusi. Gli presi una mano; era diaccia come quella di un cadavere. Dopo alcuni istanti, però, egli si riaveva, alzava la fronte rugosa e mi guardava tentando di sorridere. È mai possibile? esclamai. Dubiti ancora! mi rimproverò.

Ah! esclamai. Senta, signore riprese la Treuberg con un certo imbarazzo, capisco la sua gioia. Come amica di Violet Yves, credo che potrei molto rallegrarmi anch'io, ma non so se miss Yves, quantunque certo ben disposta verso di Lei, accoglier

Quale ultima catastrofe? Gian Luigi espresse collo sguardo tutta la dolorosa maraviglia di cui era capace. La morte di Laura, pronunciò quindi. Io m'alzai di scatto dalla poltrona e posi una mano sulla spalla di Gian Luigi. Ah dunque! esclamai. Perchè non ti sei confidato a me? Egli mi squadrò da capo a piedi, con espressione tra l'ironico e il disdegnoso.

Hai avuto questa forza d'animo? esclamai. Vuoi dirmi: Sei stato così imbecille?

Attese un poco e poi si alzò. L'accompagnai in silenzio sino all'entrata dell'albergo. Le vorrei dire una cosa, mi susurrò prima di lasciarmi, ma non credo che avrò il coraggio. Perchè? esclamai, ansioso. Non mi disse questo perchè; mi salutò con una grazia squisita e gli occhi suoi salirono un momento alla mia fronte. Parecchie altre volte, in quei tre giorni, ella mi aveva guardata la fronte.

Non certo, continuai, per tenerci il broncio e per sbadigliare.... Neanche quando si ha sonno? ella domandò improvvisamente. Perchè io ho molto sonno, ora. Tu non capisci dunque nulla? esclamai irritato. Non capisci che io ti voglio bene e che se ho dei torti, sono pronto a chiedertene scusa.... , perchè io ti chieda scusa de' miei?

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