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Aggiornato: 14 giugno 2025


Soleva Roma, che ’l buon mondo feo, due soli aver, che l’una e l’altra strada facean vedere, e del mondo e di Deo. L’un l’altro ha spento; ed è giunta la spada col pasturale, e l’un con l’altro insieme per viva forza mal convien che vada; però che, giunti, l’un l’altro non teme: se non mi credi, pon mente a la spiga, ch’ogn’ erba si conosce per lo seme.

Il più bel gruppo è quello dei tre Laghi del Basto, distanti appena 500 m. tra loro, ma con sponde rocciose, talvolta a picco e sempre malagevoli da percorrere; sulla sponda est del lago inferiore crescono ancora bei larici, mentre attorno a quello superiore non vive pianta legnosa, se non qualche piccolo rododendro; il bacino piano a meriggio ed il terrazzo orientale sono però coperti da erba.

Anche questa era una delle tante cose che il buon cavallaro non intendeva, pure il confortava alla meglio, raccontandogli siccome anche in Francia vi fossero uomini simili a noi, e buone case, e monti, e fiumi, ed erba alla primavera, e messi all'estate e all'autunno le delizie della vendemmia; i Francesi amabili, dilettevoli, sociali, buoni e vattene l

Scesero. Le Gave de Pau traversava con impetuose onde la dura vallata. Si udiva il rumor del fiume cantare fino al cielo, gonfiarsi, perdersi nell’inverno scintillante. La bianca erba si accendeva di arcobaleni sotto il gelo della brina. I sentieri lungo il fiume, di l

Questa regina, che si chiamava Caterina dei Medici, studiava molto i veleni, e il regalo del Nicot le giunse perciò assai gradito. E il tabacco venne chiamato erba della regina o anche semplicemente nicotina.

Al continuo moto è succeduta la quiete, son vuote le vie, vuoto il tempio: d'ogni intorno ove pria non vedevi che scoglio ed erba, l'occhio si riposa sur un gruppo atteggiato d'allegria che intende al cibo ed a ricercare l'animo con nuova e pura gioja.

CRISAULO. Io l'ho detto dal primo giorno, che l'andar di fuori era appunto al mio male erba trastulla; ma nondimen, per esser poi iscusato, non ho voluto mancar d'ogni sforzo. Ma non è in poter nostro. GIRIFALCO. Eh!

MOPSO. Bella Tirrenia mia, che di bellezza avanzi i più bei fior di primavera, morbida più che tenera vitella, ch'ancor non ha gustato erba fonte; e delicata più ch'i bianchi velli di non tonduto pargoletto agnello; e più schiva d'amor e più fugace ch'innanzi a cacciator timida cerva: odi, bella Tirrenia: a queste ombrette meco t'assidi, e i miei sospiri ascolta.

No; riposo un poco, e poi ritorno. Emilia traversò la strada, scelse un rialzo coperto di spessa erba, verso il mare, e sedette. Cesare restò in piedi, contemplandola. «Com'è bellapensò fanciullescamente.

Temo una allucinazione dei miei occhi che fissano attentamente la strana erba molliccia che ho fra le mani. Ha un colore quasi dorato. Non è un vegetale. E' una cosa umana, quasi viva. Orrore! Ho realmente dei capelli fra le mani. Una intera capigliatura di donna, strappata, certamente strappata! Questo è il cuoio capelluto, un po' di cuoio capelluto, insanguinato!

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