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Aggiornato: 29 giugno 2025
La madre accolse la sua creatura nel braccio destro; colla mano sinistra le fece appoggiare la testolina sul proprio seno. E le sue lagrime di madre cadevano sulla bionda testolina di quel suo angelo sconsolato, e il dolore di entrambe, pur tanto diverso, si confondeva l
La gente però si ferma volentieri innanzi a due statuette ignude: e vi si ferma non perchè tali, ma perchè ha sempre sentito narrare sul conto loro una certa storia, un po’ triste, un po’ allegra, che serve d’ammaestramento a chi abbia la tentazione di litigare. Il pittore Houel, messosi un giorno a disegnarle entrambe ebbe raccontato: «Due fratelli piativano in questo Palazzo.
Al primo incontro, trovandosi in presenza d'altri estranei, non potendo ancora la povera donna camminare da sola, entrambe si contentarono di stringersi in un lungo amplesso, di mischiare insieme baci e lacrime.
E con appassionato accento egli riepilogò la sua vita, fatta quasi interamente di dolori, non arrisa che da poche e fuggevoli gioie: tutta la sua vita, dal giorno in cui seppe la rassegnata morte del padre, da lui mai conosciuto, nelle carceri austriache di Theresienstadt, ai giorni luttuosissimi in cui vide successivamente spegnersi, vittime entrambe del medesimo inesorabile morbo, prima la sorella, pia e dolce fanciulla non anco ventenne, quindi poco appresso la madre.
Vedremo, rispose il prodigio, che non intendeva d'amare su comando. Fräulein Müller era agitata da mille reminiscenze. Era lì, a Dover, che la madre di Nancy, Valeria dolce e giovine e Italiana, le era venuta incontro ventiquattro anni fa!... Avevano preso il thè, con pane e burro, nel treno... Avevano entrambe perduto l'ombrello... e pioveva...
Furon giorni di sangue; rosseggiaron le vie... È ver!... Colle zizzanie cadder rose e gazzie... Ma pari alle tempeste son le amare vendette! Non han leggi in entrambe e castighi e säette! Gli stolidi soltanto vorrebber la Natura Eguale al freddo svizzero che i suoi colpi misura!
Scese, armò il cane della pistola, e, nicchiato dietro il muro, aspettò che la carrozza passasse precisamente di lì. Mormorò due nomi: Mia e Milla! Sì, egli liberava entrambe da un ignobile giogo! Esse non lo sapevano, ma egli le vendicava in un punto solo, Mia e Milla! No! la Duchessa non doveva correre il rischio delle rivelazioni d'un mascalzone!
"Proprio così," disse il Grifone, sospirando anche lui, ed entrambe le bestie nascosero la faccia fra le zampe. "Quante ore di lezione avevate al giorno?" disse Alice prontamente, per mutare argomento. "Dieci ore il primo giorno," rispose la Falsa-Testuggine: "nove il secondo, e così discorrendo." "Che metodo curioso!" sclamò Alice.
Ma tutto ha fine quaggiù; anche il pianto, quantunque egli sia il più copioso dei retaggi lasciati dal vecchio Adamo ai suoi figliuoli: onde per ultimo entrambe si tacquero. Il cuore di coteste donne ha bisogno di riposo per sentire un nuovo dolore.
Mandate innanzi pattuglie a speculare i luoghi finalmente a capo dei suoi ufficiali entrava in Roma il generale Oudinot tutt'oro, e penne, ch'era un visibilio a mirarlo; si aspettavano i francesi accoglienze liete, dacchè pochi (egli lo aveva detto) erano i facinorosi che scombussolavano cielo e terra, i Romani veri, deliranti di ricuperare la delizia del governo pretesco, e furono stranamente delusi; urli, fischi, maledizioni a bocca di barile, con timore di peggio. Il Generale Oudinot giunto davanti al caffè delle Belle Arti di un tratto mira una bandiera dei tre colori italiani quivi appesa; parve gli agitassero davanti gli occhi il teschio di Medusa; poco dopo egli infuria e tempestando comanda ai cittadini quinci la removano, rispondono quelli con ingiurie, e con onta e in mezzo all'assordare dei sibili ricorrevano concitate le parole romane: «levatela voi, chè ve pare? non semo i vostri servitori, i vostri servitori non semo.» Allora cotesto uomo grossiero vie più sbuffando si accosta col cavallo ed afferrata con entrambe le mani la bandiera tira, e tira fra le risa, e gli scherni della moltitudine; però la bandiera ottimamente assicurata non cede; solo si capovolge, ed egli quasi fuori di se dalla rabbia raddoppia gli sforzi invano: il suo cavallo inquieto per lo insolito tramestio volta le groppe, e il cavaliere è costretto a consentire a quel moto senza però lasciare il lembo della bandiera: perchè di un tratto egli apre le mani e l'abbandona? Perchè allibisce egli, e come trasognato abbassa la faccia e ripiglia tutto sbaldanzito il cammino? Gli era comparso, o piuttosto gli sembrò gli comparisse davanti il Garibaldi che torvo lo sogguardasse, e tanto bastava perchè l'anima di costui sbigottisse di spavento. Come accadesse lo strano caso a veruno forse, o a pochi è manifesto, io lo dirò con le parole stesse dell'amico Ripari: egli confidandomi il fatto mi commise tacere di lui, ma io non lo obbedisco fidando non voglia portarmene il broncio; dove mai m'ingannassi lo placher
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