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Aggiornato: 2 giugno 2025


La bambina è malata.... interruppe Cristina con la sua solita menzogna, poichè non avea ancor scoperto il vero ad Enrica, ma si preparava a svelarglielo, e di una malattia che sembra mortale.... Ci vogliono molte spese: la gente che l'ha in custodia, sono gente poverissima, come vi ho detto altre volte, sono tutti occupati ad assisterla, trascurano le proprie faccende, non hanno pane.... E io? io ho bisogno da voi del massimo favore.... Mi è capitato di ricomprare alcuni campicelli, gi

Era ella, dunque, tanto invecchiata? Non poteva ormai più trattenere un amante? S'imbizziva; e la sua collera avrebbe voluto sfogar tutta contro quella fanciulla. Una ragazza, pensava, cui ho voluto tanto bene sino a ieri! Sentì bussare alla porta e una voce fievole che diceva: Enrica! Riconobbe la voce del marito. Fece subito un gesto di disgusto.

È questa l'accoglienza che mi fai, disse il figlio di Cicillo Jannacone, dopo una separazione lunga.... Non ti ricordi ciò che mi dicesti nel momento della mia partenza?... Mi resta poco da vivere, Roberto, incominciò, dissimulando, Enrica. Io non posso più esser la moglie d'alcuno: sono gravemente ammalata. Mi ami tu?

Oh, io non mi curo, rispose il duca, di queste frivolezze.... E non credo neppure che Enrica se ne curi.... Essa è un po' altera, ma non ambiziosa: almeno se io ben la conosco.... Or è un anno, il giovane principe m'ha parlato di lei.... La lodava quasi con entusiasmo dinanzi alla regina madre: ma ciò era un semplice pretesto per far arrabbiare la nuova favorita di allora, che assisteva al colloquio, la principessa di Sarno....

Trattatela come trattaste Roberto, per esempio! continuava l'antica serva di Enrica, insinuando il suo veleno viperino. Voi siete abituata a distruggere chi v'è d'ostacolo.... Oh, se l'avessi qui... mormorò Enrica, e digrignava i denti. E che le fareste?

Al grido del conte di Squirace, librato nello spazio, succedette un altro grido, proferito da Enrica, che ebbe pur la forza di urlare contro il suo antico amante, contro l'uomo cui era unita da un vincolo segreto: all'assassino, all'assassino!

Enrica raccontò che avea licenziato l'intendente: e prese una sfuriata, parlando della negligenza della sua gente cui si doveva la morte del vecchio; gente barbara, essa diceva, idiota, senza costume. Avevo conosciuto, da bambina, quel povero vecchio! E le lacrime, le sue solite lacrime, la soccorsero. Vi aggiunse un po' di tremito; il preludio d'una convulsione.

Pover uomo! mormorò Enrica e si calò la veletta sul volto. Intanto pensava sono sbarazzata del mio primo marito! Per tutti, ormai, in fatti, Roberto Jannacone era morto. Viveva un uomo, cui era stata fatta la grazia di parte della sua condanna, e si chiamava l'ingegnere Amoretti. Anche Cristina, pochi giorni dopo, avea saputo la morte di Roberto.

Il Weill-Myot avea guidato la principessa ne' suoi uffici ove fervea tanto lavoro: le avea spiegato minutamente qualcuna delle sue grandi combinazioni. La principessa era uscita da quella visita inebriata: infatuata di quel desiderio dell'oro, che diventa, a poco a poco, irresistibile. Enrica pensò, nella rovina da cui si sentiva incalzata, ricorrere al Weill-Myot.

In uno de' più bei palazzi della via di Toledo abitava la principessa Enrica Gorreso di Caprenne. La figlia del duca di Mondrone avea sposato da circa undici anni il principe, che le facea la corte nel periodo di tempo in cui ella accusava Roberto e compariva dinanzi a' giudici per deporre contro di lui.

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