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Aggiornato: 2 luglio 2025
Enrica aveva preso con esso una insolita familiarit
Mentre le feste continuavano nel parco, Enrica e Roberto si trovarono presso il ponte, che era chiamato dell'Inferno: attorno a loro erano boschetti di alberi. Si rivedevano dopo molti mesi. Roberto era cresciuto di forza e di bellezza: aveva acquistato una certa eleganza. Appena scorse Enrica, le mosse incontro tutto baldanzoso e soddisfatto.
E alzò di nuovo il suo frustino. Roberto si contorceva, si divincolava. Allorchè il conte ebbe finito, fece un gesto per trascinar con sè Enrica. Ella dette a Roberto uno sguardo indescrivibile, uno sguardo esprimente volutt
E Roberto singhiozzava come un fanciullo. Avrebbe destato commozione in chiunque veder piangere in tal modo quell'uomo sì forte, sì prestante, sì altero. Enrica stropicciava le foglie rosee, che cadevano da' fiori di un albero sul suo abito bianco. Essa le distruggeva indifferente, come distruggeva le rosee illusioni di Roberto.
Ella aveva così più il destro di veder il bel giovane, che, sottile politico, sebben altri avesse potuto averlo in concetto di rozzo, la secondava nel suo talento, e lasciava soddisfatta quella donna provetta, sapiente in certe arti. Cristina sapeva che Enrica, orgogliosa, fastosa, disprezzava il giovane.
Perdona.... perdona, mio Roberto! sclamava Enrica, tutta smaniante, e tendea le braccia verso di lui. Tu mi nascondesti perfino che mi avevi reso padre.... E avevi affidato a mani mercenarie la nostra creatura.... E ti rallegrasti anche per lei, quando sapesti ch'era morta.... Questo no.... questo poi no.... ti giuro di no.... Ma t'ingannarono.... non era morta.... Cristina l'aveva venduta....
Un giorno, mentre tornavano da una colazione, cui li avea invitati l'ambasciatore inglese, il principe era rimasto nelle stanze di Enrica: non se ne andava: ed essa avea capito il perchè del suo indugiarsi. Il principe la strinse fra le sue braccia. Non sono tranquilla oggi! ella disse bruscamente. E ricominciò, a poco a poco, una delle sue solite scene. Egli si ritrasse spaventato.
Poveri uomini! pensava, guardando il principe di Caprenne: come siete fanciulli, e che docili strumenti siete nelle nostre mani! Partirete presto? chiese Enrica, la quale facea ogni sforzo per rattenere un accento d'ironia. Assai presto.... Anche questa duchessa, diceva fra sè Enrica, m'ha servito a qualche cosa.... Uomini, donne, sono tutti, almeno furono sin ad ora, strumenti della mia volont
Il principe era travagliato da un'idea. Forse la figlia, che Roberto Jannacone avea avuto da Enrica, come gli era stato riferito da Cristina, e ch'essa avea affermato esser morta, viveva sempre. Gl'importava appurarlo; ciò potea cambiare, da un istante all'altro, i disegni che gi
Volentieri!... disse il principe, che era generosissimo. Enrica fu lieta di quella sì subita profferta; e si pentì di non aver fatto prima simile domanda al marito. Ormai le sue dissipazioni la trascinavano alla rovina e non avea più ritegni di sorta. Sai quello ch'io voglia da te? Ma io ti do carta bianca, disse il principe.
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